Dura presa di posizione di Rifondazione comunista sul caso Ikea. Il segretario provinciale Roberto Montanari e quello regionale Nando Mainardi attaccano la polizia accusandola di essere “antidemocratica” e il Pdl, in particolare Tommaso Foti e Marco Tassi, che a loro volta li avevano criticati per l’atteggiamento strumentale assunto sulla protesta dei facchini. “Foti e Tassi ieri hanno chiesto un intervento della magistratura nei nostri confronti, in merito agli scontri all’Ikea, additandoci come i “cattivi maestri” della situazione. Ci sembra fuori dal mondo che un parlamentare e un consigliere comunale pensino di sostituirsi alla magistratura, chiedendo e distribuendo avvisi di garanzia e condanne. Invitiamo i camerati Foti e Tassi a dedicarsi agli avvisi di garanzia e ai procedimenti giudiziari che riguardano numerosi esponenti del loro partito: Berlusconi, Dell’Utri, “Batman”, il consigliere regionale Pdl dell’Emilia-Romagna Vecchi, l’assessore regionale lombardo Zambetti, la Minetti, il loro ex alleato in Provincia Allegri..ci fermiamo qui, perchè l’elenco sarebbe troppo lungo. I di personaggi che abbiamo citato, sostenuti dal duo Foti e Tassi e accumunati dalla medesima appartenenza, sono accusati in ordine sparso (in qualche caso già condannati) di: avere rubato soldi a palate, aver sottratto denaro pubblico, collusione con la criminalità organizzata, sfruttamento della prostituzione, di voto di scambio. Foti, al posto di andare davanti ai cancelli dell’Ikea, vada davanti al Parlamento, alla sede della Regione Lombardia, della Regione Lazio, della Provincia di Piacenza, a chiedere il rispetto della legge. Noi, contrariamente ai personaggi citati, non abbiamo nulla da nascondere: non abbiamo nè rubato nè sostenuto la mafia; abbiamo semplicemente sostenuto e sosteniamo la lotta dei lavoratori di Ikea e Cgs. Infine, il duo Foti e Tassi ci definisce “cattivi maestri”. E’ una squallida e vergognosa provocazione, perchè usano un’espressione che evoca la stagione del terrorismo, con cui, come è noto, non abbiamo nulla da spartire. Anche in questo caso, invitiamo Foti e Tassi a pensare ai propri “cattivi maestri”, visto che, in questi giorni, hanno speso parole per ricordare la figura di Pino Rauti. Pino Rauti fu il leader di Ordine Nuovo, ovvero dell’organizzazione riconosciuta nei tribunali come responsabile della strage di Piazza Fontana. Forse dovrebbero interrogarsi sulle lezioni prese piuttosto che lanciare squallide provocazioni”.
FOTI (PdL): Mainardi e Montanari meritano solo disprezzo.
“Lo sproloquio di Mainardi e Montanari merita soltanto disprezzo: come dalle fogne abitualmente esce il cattivo odore, dalle loro bocche non può che uscire l’odio che li anima” lo afferma l’onorevole Tommaso Foti, parlamentare del PdL. “Delle affermazioni irresponsabili, squallide e diffamatorie di cui si sono bagnati la bocca ne risponderanno ovviamente nelle competenti sedi, nelle quali i due cattivi maestri – continua Foti – non potranno che imparare come nè l’amico Tassi né chi scrive si sono mai resi responsabili di alcun reato, né sono mai stati sfiorati da alcuna indagine per qualsivoglia reato”. “Da ignoranti dal verbo ignorare quali sono – conclude la nota del parlamentare azzurro – addebitano altrui responsabilità penali, che come tali restano personali, a incensurati. Mai come in quest’occasione si conferma il detto”sputo di rospi non tocca i galantuomini” .
RIFONDAZIONE COMUNISTA DALLA PARTE DEI FACCHINI, PER I DIRITTI NEL LAVORO.
Ecco la nota di Montanari: “La brutalità delle manganellate poliziesche nei confronti dei facchini delle cooperative che operano in IKEA certifica il degrado della democrazia nei luoghi di lavoro e la cosa più sorprendente è che ciò avvenga nell’immobilismo subalterno di buona parte del mondo politico e sindacale. Il dato di fatto è che da mesi la programmazione del lavoro interna alla sede piacentina della multinazionale svedese riserva ad alcune decine di persone una forte riduzione delle ore lavorative (con la conseguenza di uno stipendio di 350/400 euro mensili) e invece ad altri concede un consistente monte ore straordinario. Un delegato S.I.COBAS che si è opposto a tali pratiche è stato sospeso, al pari di un’altra dozzina di suoi compagni che hanno solidarizzato con lui, mentre 61 scioperanti non oggetto di alcun atto o richiamo formale non vengono richiamati lavoro da una quindicina di giorni. Tutto ciò viene giustificato con una riduzione dei volumi di merce trattata. Potrebbe anche essere vero, ma possibile che nessuno si domandi come mai a farne le spese siano solo ed unicamente gli iscritti al S.I.COBAS? E ancora: è lecito interrogarsi sul perché tutti i delegati sindacali di una sola parte debbano subire sanzioni e vedere il loro posto di lavoro messo addirittura a rischio? Nessuno tra i datori di lavoro si è posto il problema che le loro azioni venissero interpretate come discriminatorie ed antisindacali infiammando così un conflitto come quello a cui abbiamo assistito? Chi ha teorizzato nei giorni scorsi che la lotta e l’indignazione dei lavoratori delle cooperative e di chi li sostiene, come Rifondazione Comunista, mette a rischio la permanenza di IKEA a Piacenza commette un doppio errore. Il primo è la dissimulazione della verità: dell’inaccettabilità del fatto che i lavoratori più sindacalizzati e attivi vengano messi all’angolo, usati come deterrente per tutti coloro che intendano imitarli, per imporre un’organizzazione del lavoro nella quale è norma la questua della chiamata giorno per giorno anziché la programmazione (come peraltro ricorda correttamente la segretaria provinciale della CISL). Il secondo sta nell’accettare la logica del ricatto in pieno stile Marchionne ben sapendo che la piattaforma piacentina è strategica rispetto la logistica IKEA, perché gli investimenti fatti non sono facilmente “delocalizzabili”, per la posizione geografica, perché la stessa IKEA non lamenta problemi di eccessiva conflittualità bensì criticità legate alla burocrazia (tempi di sdoganamento merci eccessivamente lunghi ad es.). Occorre che tutti ci mettano il buon senso che ha impiegato il Sindaco incontrando i lavoratori e facendosi personalmente garante di una trattativa che rimettesse le differenti parti nelle condizioni di una “normale” vertenza sindacale. Tutti i facchini che oggi sono tenuti fuori dai cancelli devono rientrare e avere uno stipendio dignitoso; tutta la città deve testimoniare un sentimento di solidarietà al loro non arrendersi alla rassegnazione, al loro coraggio e alla loro dignità nel difendere quei valori di democrazia che tanti padroni vogliono cancellare rendendo il lavoro una subordinata del profitto. Da ultima una considerazione per le forze dell’ordine tanto e giustamente attente alla relazione di prossimità con i cittadini: possibile che per contrastare un’azione di disobbedienza civile, di resistenza passiva di cittadini-lavoratori in sciopero si debbano usare le stesse maniere che si riservano agli esagitati che si scontrano nei dopo partita? Il progresso della società non ha bisogno dei manganelli chi si compiace di usarli può non esserne orgoglioso”.