I nostalgici del Duce: “Non ci sentiamo rappresentati, non votiamo nessuno”

Erano presenti anche una trentina di piacentini, ieri a Predappio, al raduno di nostalgici, nella città natale di Benito Mussolini, per i novant’anni della marcia su Roma.

Radio Sound

Al grido di  “duce, duce”, sono state però migliaia i partecipanti arrivati da tutta Italia che hanno sfilato per la cittadina romagnola tra fez, camicie nere e gonfaloni degli arditi. In scena, tra un saluto romano e l’altro, l’antipolitica, che nei giudizi dei partecipanti non risparmia nessuno.

“Non ci sentiamo rappresentati da nessuno, non andremo a votare” ha spiegato Vincenzo Girometta, 60enne di Gragnano, che qualche anno fa si candidò a sindaco sotto i colori di Alleanza Nazionale.

E’ lui l’organizzatore, da ormai vent’anni, del pullman che parte dalla nostra provincia e ogni 28 ottobre porta alcuni piacentini a commemorare quella che inizialmente venne vissuta come una rivoluzione e organizzata dall’allora Partito Nazionale Fascista.

“La politica oggi è in degrado, sia a sinistra che la destra e non vogliamo che ci rappresentino. Anzi c’era un esponente che veniva fino a poco tempo fa ma lo abbiamo cacciato” ha detto Girometta ai microfoni di Radio Sound.

Ma anche gli altri sono dello stesso avviso, soprattutto si sono dichiarati delusi da An: “Si, non è una questione di ricostituire o meno il Partito Fascista, la dittatura non la vuole nessuno ma non c’era con Mussolini – hanno tenuto a precisare –  allora si poteva lasciare la porta aperta con i soldi sul tavolo e nessuno rubava. E’ dittatura questa?”.

Il parallelismo non ha tardato ad arrivare con la situazione odierna, dove il governo Monti è tra i bersagli preferiti anche dei nostalgici del duce: “Secondo me è una dittatura diversa – ha spiegato un altro – non avviene con la forza ma politicamente. Siamo governati da un presidente del Consiglio non votato che continua a mettere tasse su tasse. Secondo me è peggio della dittatura”.

Lo spirto della commemorazione è stata invece ricordata da Girometta, che ha un’idea ben precisa, seppur vaga, di quelli che sono i valori di un vero fascista oggi: “Ci sentiamo italiani veri, sappiamo vivere e sopravvivere, se gli altri vanno da un’altra parte non ci interessa”.

Non è poi mancato un po’ di revisionismo storico, normale per un raduno così fortemente caratterizzato. Mussolini, infatti per i nostalgici “è stato messo in cattiva luce da schemi politici successivi” hanno detto, però “si può dire che fece qualcosa per l’Italia, cose che gli altri non hanno fatto, tanto che andiamo avanti con regole e leggi che lui propose”.