Non ha il minimo dubbio: “Obama merita senz’altro di essere confermato. E’ stato un presidente che ha cercato di cambiare le cose. E si sa, per farlo ci vuole del tempo. Certo anche lui deve fare i conti con le difficoltà del momento, ma non vedo alternative. Con Romney si tornerebbe indietro nella storia, non solo per gli Usa, ma per tutto il mondo”. Con quell’aria da eterna studentessa di college l’assessore comunale Katia Tarasconi parla sempre con piacere degli States. E’ là, nella Grande Mela, (come già le cronache piacentine hanno raccontato da quando nel 2007 ha intrapreso la carriera politica), che Tarasconi ha trascorso dodici anni della sua vita, tra liceo, Università e master. “Un’esperienza fantastica – racconta – anche se quando arrivai oltreoceano, a 14 anni, non fu per niente facile visto che per gli americani noi stranieri eravamo visti quasi come alieni”. Dodici anni, dal 1986 al 1998, per cementare un legame che, nonostante il suo rientro in Italia, è rimasto indissolubile. Tanto che oggi l’assessore piacentino conserva il doppio passaporto e la doppia cittadinanza. “Quando ero negli States difendevo l’Italia e oggi che sono in Italia difendo gli Stati Uniti. Certo che mi sento anche americana”. E dunque nemmeno il tempo di smaltire le fatiche della campagna elettorale per le Comunali, che l’anima a stelle e strisce la chiama già alle urne per le Presidenziali, così come fece già nel 2008. Il prossimo 6 novembre il giovane assessore del Pd si troverà a dover scegliere tra la riconferma di Obama o la fiducia al repubblicano Romney. Scegliere? Si fa per dire, visto che per una democratica doc il voto è scontato.
Spiega: “Credo che Obama abbia proposte migliori per gli Stati Uniti rispetto a quelle di Romney”. Racconta di aver vissuto con particolare trasporto, quattro anni fa e seppur da distanza, la campagna elettorale di Obama: “Mi fece piacere vedere un candidato giovane e di colore, a mio avviso è stato un passo avanti nella storia. Anche oggi le vivo seppur attraverso le sensazioni dagli amici e dai parenti. Due anni fa gli americani hanno vissuto un momento di crisi profonda e la delusione nei confronti di Obama era palpabile. La riforma sanitaria è stata epocale, ed è stato difficile farla digerire al ceto medio-alto. Tuttavia ha avuto il merito di aver riportato equità. Certo della presidenza Obama alcuni provvedimenti sono condivisibili, altri meno. E’ stato un presidente che ha cercato di cambiare le cose, ci vuole del tempo. Ma merita di essere riconfermato. Con Romney si tornerebbe indietro nella storia, non solo per gli Usa, ma per tutto il pianeta”. E l’ultima gaffe del repubblicano (“i poveri americani sono parassiti”) non lo ha certo aiutato a recuperare nei sondaggi: “Gli costerà tantissimo quella frase che è francamente inaccettabile. Là non è come qui in Italia. Certi comportamenti o certe cose dette non si dimenticano facilmente”. Come darle torto. Del resto, come spiega, le differenze tra i due paesi sono tante. Ma non è che negli States sia tutto perfetto: “Tutt’altro. Se dovessi “importare” qualcosa dagli Usa, sicuramente sarebbe la meritocrazia, lo dimostrano le carriere dei miei compagni di liceo di allora. Però non è tutto oro. In Italia abbiamo un senso di comunità che andrebbe esportato” afferma mentre con il telecomando fa zapping tra la Cnn e la Rai. In quel momento un servizio giornalistico si sofferma sulla campagna elettorale di Matteo Renzi, candidato alle primarie dei democratici. Brutta bestia, la politica. Se hai la passione non ti molla mai. “Non è un mistero che sono una “renziana”. Ecco, c’è un’analogia tra i partito democratici italiano e americano: qui in Italia siamo l’unico che dà spazio democraticamente all’elettore per scegliere quale strada. Certo anche là non mancano i disguidi. Le frizioni nel Pd sono le stesse che ci sono in ogni partito, anche nel Partito Democratico Usa. Se avessimo un candidato giovane di testa che ci porta nel futuro, io credo che sarebbe un risultato magnifico”.