Bagno di folla per Matteo Renzi a Piacenza, a una Festa Democratica che finora non aveva mai fatto registrare tanta partecipazione.
Arrivato a braccetto con l’ex sindaco Roberto Reggi, oggi a capo della sua campagna elettorale, il primo cittadino di Firenze e candidato alle primarie del Pd (in attesa che vengano fissate) è stato salutato da numerosissimi piacentini, militanti del partito e non. Erano infatti presenti, alla spicciolata, anche molti politici apparentemente distanti dal centrosinistra. Esponenti a vario titolo di Lega Nord, Futuro e Libertà e dell’ormai ex alleato Italia dei Valori, non hanno avuto problemi a presentarsi all’appuntamento, fuori programma della kermesse ai Bastioni di Porta Borghetto.
Strette di mano, incoraggiamenti e qualche battuta, sono il corollario al suo passaggio tra la gente, quella che vorrebbe riconquistare per “riavvicinare i cittadini alla politica”, come ha spesso professato.
Immancabile il giro nelle cucine, tour solitamente riservato al segretario Pierluigi Bersani. E l’affetto riservato a Renzi è apparso, non solo a parole, superiore a quello rivolto all’attuale numero uno del partito. I militanti gli avevano preparato persino una torta alla frutta – sulla quale non si sono risparmiate battute: “immagino già che scriverete che ‘siamo alla frutta’, che tra me e Reggi è tutto un ‘magna magna’ – tagliata dall’ex primo cittadino piacentino in segno “di amore che questa città ti vuole rivolgere”.
Così, reduce dai sondaggi che lo danno come secondo politico più amato in Italia (dopo il premier Mario Monti), Renzi si è concesso alcuni minuti ai giornalisti.
Piacenza è la tana del nemico? (ndr la città natale del segretario Bersani, rivale alle primarie), “nessun nemico – ha spiegato il fiorentino –solo persone che si confrontano. Ci sono tanti sindaci che condividono questa battaglia di civiltà. In bocca al lupo a Bersani, vinca il migliore”.
Sui sondaggi positivi sulla sua persona, ha chiosato: “Il vero sondaggio è alla fine. Compito di un leader è non commentare i sondaggi ma provare a cambiarli”.
Il “rottamatore” per eccellenza poi non ha rinnegato la definizione che gli costò tante critiche: “Certo che la utilizzerei ancora. Cercherei di spiegare che non è un fatto anagrafico ma solo un bisogno di ricambio, che i cittadini sentono ancora più della classe dirigente”.
Per venire incontro, invece, all’apprezzamento che gli arriva in maniera trasversale, Matteo Renzi non ha mancato di strizzare l’occhio all’elettorato leghista, pronunciandosi ottimisticamente sul federalismo: “Non è un’esperienza conclusa ma ancora da iniziare” e ha precisato: “Nonostante le tante parole della Lega poi non ha fatto nulla. Pensiamo per esempio all’Imu (ndr la cui seconda rata dovrà essere versata entro questa settimana), imposta municipale a parole, statale nei fatti”.
Infine ha cercato di smorzare i toni, fin troppo infiammati in questa pre – campagna elettorale, verso i quadri storici del Partito Democratico (Veltroni,. D’Alema e Bindi): “Gli offrirei un pezzo di torta. Vogliamo cambiare il gruppo dirigente e mandare a casa quelli che da tanto sono in parlamento” ha confermato Renzi, sottolineando che “non siamo però gente da fuori onda. Diciamo le cose con rispetto, alla luce del sole”.