Piccata risposta del comitato “Gli amici del Facsal” alla nota dell’assessore Rabuffi in merito alla segnalazione riguardante lo stato di degrado degli alberi di via Pavia. Secondo l’assessore la zona sarebbe diventata pubblica, e quindi di pertinenza comunale, da pochi giorni: da qui il ritardo nella manutenzione delle piante, acquistate però utilizzando parte delle risorse dell’amministrazione da tempo. Proprio per questo il comitato chiede di verificare l’iter dell’operazione, che appare se non altro condotta in maniera superficiale. Di seguito il comunicato inviato agli organi di stampa da “Gli amici di Facsal”.
La nota dell’assessore Rabuffi invece che dissipare dubbi ne alimenta altri (ancora più seri).
L’assessore, infatti, conferma che l’area degradata da noi segnalata in via Pavia è PUBBLICA; in quanto
ceduta (“da pochi giorni”, a suo dire) dal lottizzante della ex Manifattura Tabacchi al Comune a
compensazione degli oneri di urbanizzazione.
Questa affermazione ci fa molto pensare, perché quello che evidentemente l’assessore Rabuffi non conosce
ancora della procedura comunale, è che l’intero progetto (e quindi la quantità e la qualità delle piante, del
prato, degli addobbi, ecc……) relativo al verde pubblico ceduto viene preventivamente approvato e realizzato
secondo le indicazioni degli uffici comunali che ne sanciscono, con il collaudo di presa in carico, la conformità
e la regolarità della esecuzione.
Alla luce di ciò farebbe bene, l’assessore Rabuffi, invece che contrariarsi per le nostre corrette e precise
segnalazioni, verificare se l’iter procedurale istituzionale sia stato, in quel caso, correttamente eseguito; del
che ci meraviglieremmo alquanto visto che non comprendiamo come il Comune abbia potuto accettare di
prendere in carico, “da pochi giorni”, un’area verde così malmessa e piena di rifiuti.
Per concludere, non pretendiamo che l’assessore Rabuffi ci ringrazi del “lavoro” che svolgiamo gratuitamente,
supplendo ad un compito che competerebbe ai numerosi addetti pubblici pagati all’uopo, ma neanche
vogliamo passare per “rompiscatole” (appellativo che ci viene dato proprio da chi questi compiti è chiamato a
svolgere e non sempre lo fa bene).
E il gioco di squadra dimostriamo, con il nostro quotidiano impegno, che siamo i primi ad accettarlo e metterlo
in pratica (dato che quello che facciamo è a vantaggio dell’intera comunità e non certamente nostro
personale), ma non possiamo noi, semplici cittadini, risolvere problemi che nascono dall’incuria e dalla poca
attenzione alle regole di chi, come nel caso proprio dei rappresentanti istituzionali, della squadra è
proprietario, capitano e regista.