Terremerse, Errani in aula: “Non ho nulla da nascondere”

Assemblea legislativa gremita – sia in Aula, fra i banchi dei consiglieri e in quelli della Giunta, ma anche tra le postazioni riservate al pubblico – per la seduta straordinaria convocata alla vigilia di ferragosto sul caso Terremerse, che coinvolge il presidente della Regione, Vasco Errani, con una richiesta di rinvio a giudizio a suo carico richiesta dalla Procura di Bologna e sulla quale si pronuncerà il Giudice per l’udienza preliminare (Gup) il prossimo 7 novembre. All’ordine del giorno richiesto dalla Lega Nord e dal Movimento 5 stelle, avallato dall’Ufficio di presidenza, anche un aggiornamento da parte della Giunta sulle azioni messe in campo per il dopo terremoto.

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Sulla vicenda Terremerse, “nella comune consapevolezza che questa non è la sede nella quale si possa svolgere un dibattimento”, il presidente Errani ha riassunto i rilievi per i quali la Procura di Bologna ha chiesto il suo rinvio a giudizio per il reato di falso pubblico che sarebbe stato rilevato nell’ambito della relazione redatta dei direttori regionali Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti e allegata ad un esposto presentato dallo stesso presidente della Giunta alla Procura il 22 ottobre 2009, in seguito ad alcuni articoli usciti sulla stampa relativi a Terremerse, cooperativa allora presieduta dal fratello di Errani, Giovanni, e destinataria di un finanziamento regionale. La scelta di interessare la Procura, “perché potesse svolgere celermente gli opportuni accertamenti”, ha ribadito Errani, era la “strada maestra più diretta e trasparente per chiarire tutta la vicenda, non avendo nulla da nascondere”.

Nella relazione – ha riferito Errani – si assumeva come verosimile, sulla base delle informazioni assunte, che un passaggio dello svolgimento delle pratiche edilizie avviate dalla cooperativa agricola Terremerse presso il Comune di Imola “potesse interpretarsi come ‘variante’ in luogo di nuovo permesso, e si rinviava esplicitamente per una documentazione compiuta agli atti in possesso del Comune. Tale valutazione, rivelatasi errata, – e questo è ciò che si rimprovera come falso – era sostenuta all’epoca anche dal tenore formale della documentazione esistente”. In proposito, Errani ha quindi ricordato che la Regione, a fronte di irregolarità nell’iter edilizio ravvisate dalla Procura, si è tutelata chiedendo all’azienda la restituzione del finanziamento a suo tempo concesso, “e attendo ora su tale ingiunzione il giudizio del Tar”.

“Ho sempre espresso fiducia e rispetto nell’operato della magistratura e continuo a farlo, non per una ragione di forma ma per intima convinzione”, ha poi sottolineato Errani, “confido che la verità emerga con forza e che il prossimo 7 novembre il giudice accerterà la mia buona fede e l’insussistenza del rimprovero penale che mi viene mosso”.

Chiudendo poi il dibattito in Aula, e di fronte alla domanda arrivata soprattutto da Manes Bernardini (Ln) e Giovanni Favia (M5s), su cosa farà se il 7 novembre verrà rinviato a giudizio, e cioè se resterà in carica o si dimetterà, Errani ha risposto: “Rispetto la magistratura, è il giudice che deve decidere il 7 novembre e io tutto quello che dovevo dire a questo proposito l’ho detto. Sono convintissimo di ciò che ho fatto: non mai interferito in alcun modo. E non c’è nulla, tantomeno nella mia vicenda personale, che possa distogliermi dalla vicenda del terremoto: vi assicuro nella più totale serenità, che nulla può mettere in discussione anche un solo minuto dell’impegno che debbo alla mia gente”.