Nella nuova direttiva sui servizi educativi per la prima infanzia non rientreranno le tagesmutter, le operatrici educative a cui affidare a domicilio i propri figli. “Mi assumo la responsabilità tecnica e politica di rinunciare alle tagesmutter- spiega l’assessore regionale alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi, intervenendo in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Monica Donini-, ho ascoltato tantissime opinioni, personalmente, e posso assicurare che si tratta di una scelta motivata. All’interno della nostra rete di servizi quel ruolo sarà svolto dai piccoli gruppi educativi”. La commissione, chiamata ad esprimersi in fase consultiva sulla direttiva per la prima infanzia, ha poi votato a maggioranza per rimettere il parere alla commissione referente, la Turismo, cultura, scuola, formazione, lavoro, sport, convocata per domani.
L’offerta contenuta nella nuova direttiva, spiega l’assessore, “si fonda su quattro tipologie di servizi: i nidi tradizionali, i servizi integrativi, i servizi domiciliari con i piccoli gruppi integrativi e i servizi sperimentali, mantenendo inalterato un sistema basato sulla flessibilità e sulla conciliazione”. Per quanto riguarda i nidi tradizionali, assicura Marzocchi, “non è stato toccato nulla se non l’architettura organizzativa e i requisiti minimi, abbiamo confermato il modello aggiungendo elementi di flessibilità, come la rinuncia al limite massimo dei posti”. La richiesta della laurea come titolo di studio per esercitare la professione di educatore “entrerà in vigore da settembre 2015- continua l’assessore-, al momento abbiamo solo provveduto ad introdurre nuovi titoli abilitanti, dando così tempo a chiunque di adeguarsi”. Tra i servizi domiciliari avranno un ruolo principale i “piccoli gruppi educativi, nelle tipologie a 5 e 7 bambini per ogni educatore- aggiunge Marzocchi-, sono il risultato di vecchie sperimentazioni per cui sono stati sanciti alcuni requisiti d’accesso, come la necessità di fare rete e di preparare una presentazione dettagliata del servizio”. E a proposito di innovazione, l’assessore annuncia anche l’intenzione di “essere più accessibili alle sperimentazioni territoriali, con l’istituzione di una commissione regionale per la valutazione dei progetti”.
Della maggioranza, sono intervenuti Giuseppe Paruolo (Pd), con una serie di considerazioni sulla tematica dei titoli di studio, Marco Barbieri (Pd), che ha sottolineato la bontà della direttiva, perché “a più flessibilità corrispondono più garanzie”, e Anna Marani (Pd), per la quale parlando di servizi “il dato inconfutabile è che le famiglie vogliono il nido tradizionale, mentre le alternative sono complesse e insicure, la conciliazione è una integrazione, e non una sostituzione, dei servizi”. Ancora: Roberta Mori (Pd) ha ribadito la necessità del parametro del titolo di studio, perché “per le istituzioni un rapporto fiduciario deve comunque avere delle certezze”. La presidente della commissione, Monica Donini, in qualità di esponente del gruppo Fds ha voluto esprimere la condivisione per i contenuti della delibera e ribadire sia che “il titolo di studio è previsto da una legge regionale” sia che “le tagesmutter non sono altro che i piccoli gruppi educativi in sperimentazione da 10 anni”. Liana Barbati (Idv), pur riconoscendo “l’efficienza dei servizi” ha ricordato che “la rigidità del sistema si scontra con le nuove difficoltà delle famiglie” e che “il problema delle tagesmutter è importante”.
Dall’opposizione, Giovanni Favia (Mov5stelle) ha espresso dubbi sulla decisione di rinunciare alle tagesmutter e di introdurre la laurea come requisito per il ruolo di educatrice. Silvia Noè (Udc) ha sottolineato come nella direttiva, che pure “è più rispondente alle necessità della società”, sarebbe stato opportuno “valutare anche altre forme di servizio, come le tagesmutter”, mentre per Roberto Corradi (Lega) “non bisogna illudersi che la conciliazione sia una necessità aggiuntiva in una contrapposizione con il sistema educativo, c’è una sola necessità prioritaria ed è garantire a chiunque almeno un sistema”. Infine, Andrea Pollastri (Pdl) ha ribadito le perplessità, già espresse in diverse sedi, di tutto il suo gruppo sulla direttiva.