Martedì 3 luglio nella meravigliosa cornice dell’area archeologica di Veleia Romana, secondo appuntamento con il teatro antico sotto le stelle…
Dopo le stelle del cielo divise in costellazioni di cui ci ha svelato i segreti Margherita Hack venerdì scorso nella serata speciale d’apertura, martedì a brillare saranno le stelle del cinema, rappresentate da una madrina d’eccezione: Donatella Finocchiaro.
Musa di tanti grandi del cinema italiano (da Bellocchio a Crialese, da Verdone a Winspeare, da Tornatore alla Torre) Donatella Finocchiaro, paragonata dalla stampa ad Anna Magnani, a Veleia presta voce, volto, corpo ad un’intensa e inaspettata Euridice novecentesca.
L’Euridice scelta da Donatella Finocchiaro è quella uscita dalla penna di Gesualdo Bufalino, uno degli autori che ha fatto grande la narrativa italiana del secondo ‘900, a cui Franco Battiato ha dedicato nel 2010 “Auguri don Gesualdo”, il docufilm in cui racconta la sua ammirazione e il suo rispetto per Bufalino, un siciliano – come Battiato e come la Finocchiaro – d’eccezione, attraverso le testimonianze di altri autori che gli sono stati vicini (Leonardo Sciascia, Manlio Sgalambro, Matteo Collura, Piero Guccione e molti altri).
Orfeo, eccelso cantore, dopo aver perduto l’amata ninfa Euridice, morta prematuramente per il morso di un serpente, ottiene da Persefone, regina dell’Ade, di poter discendere nel mondo dei morti per riportarla in vita a condizione che, durante il cammino, non si volti indietro prima di essere uscito dal regno delle tenebre.
Ma Orfeo contravviene all’unica clausola che il dio gli aveva imposto: si volta a guardarla e lei viene rimandata nel mondo dei morti –sventato d’un poeta, adorabile buonannulla. Voltarsi a quel modo, dopo tante raccomandazioni, a cinquanta metri dalla luce-
Sul mito classico, con una rivisitazione postmoderna e dissacratoria, il grande scrittore siciliano Gesualdo Bufalino, innesta il sospetto che Orfeo non si sia voltato indietro per errore ma per calcolo e fa di Euridice l’archetipo della donna ingannata.
Il ritorno di Euridice, il testo più affascinante di Gesualdo Bufalino inserito nella raccolta “L’uomo invaso”, racconta il definitivo ritorno di Euridice nel regno delle ombre dopo il fatale sguardo. Il gesto di Orfeo diventa l’amara verità che Euridice, consapevole e rassegnata, mentre attende la barca di Caronte che deve riportarla indietro, sente crescere dentro di sé come un male, un dolore fisico che si trasforma in sospetto: Allora Euridice si sentì d’un tratto sciogliere quell’ingorgo nel petto, e trionfalmente, dolorosamente capì: Orfeo s’era voltato apposta.
Nella ricca invenzione narrativa (e stilistica) di Bufalino, il gesto di Orfeo rientrando nell’ambito della volontarietà, appare simile per l’amaro finale a quello riportato nel testo di Pavese “L’inconsolabile” dei Dialoghi con Leucò. L’Euridice di Bufalino è una figura femminile “costretta ad interagire” con un Orfeo molto moderno, “artista monomane che ama più di tutto la grande comparsa”. Il poeta, così chiamato nell’intimità da Euridice, in modo da evidenziare affettuosamente alcune mancanze, non sembra però improvvisare la parte: svolge infatti il compito primario dell’artista alle prese con il concepimento dell’opera. È un Orfeo “riscritto non dalla parte del mito, ma dalla parte di una perversa dominanza della ragione poetica, che ha bisogno dell’evento – la morte di Euridice – per affermarsi”.
Con toni che variano dall’elegiaco all’ironico, Bufalino rielabora in modo originalissimo uno dei miti più indagati e rielaborati perché raccoglie in sé numerosi e coinvolgenti temi: musica e poesia, amore e perdita, discesa agli inferi, disfatta e morte.
Di questo complesso mito, il Novecento letterario ha raccolto ed elaborato soprattutto il tema del ‘respicere’: il voltarsi indietro, il gesto determinante che causa la perdita definitiva di Euridice. Voltarsi indietro non per errore, non per follia, ma per calcolo.
Nel testo di Bufalino l’inaspettata beffa irrompe sulla scena con forza imprevedibile e sulla scena a Veleia il capovolgimento di ogni luogo comune e di ogni assodato sapere è affidato alla lettura della siciliana Donatella Finocchiaro, tra le più brave e impegnate attrici del cinema italiano.
La sua recitazione intensa colpisce la regista Roberta Torre che la vuole come protagonista del suo film Angela (2002), ad interpretare la moglie di un boss mafioso: è un trionfo, la stampa la paragona ad Anna Magnani e ottiene la sua prima candidatura ai David di Donatello come miglior attrice protagonista.
Nel 2004, viene diretta da Davide Ferrario in un ruolo secondario della commedia-gialla-rosa Se devo essere sincera, nel 2006 affianca il regista Emir Kusturica nel film Viaggio segreto, è diretta dal conterraneo Franco Battiato, al suo esordio alla regia in Perduto amor e, soprattutto, ottiene la parte della protagonista, Bona, ne Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio, sempre ambientato in Sicilia.
L’anno seguente è nel film di Maurizio Zaccaro O’Professore (2007) e ne L’abbuffata (2007) accanto a Gérard Depardieu. Nel 2008, il ruolo di donna malavitosa nella Puglia della Sacra Corona Unita per Edoardo Winspeare col film Galantuomini le è vale il premio per la migliore interpretazione al Festival del cinema di Roma (per lo stesso film, ottiene anche la candidatura come miglior attrice ai Nastri d’argento e ai David di Donatello).
Dopo la fiction Tv Aldo Moro – Il presidente (2008) viene nominata per Nastro d’Argento continua ad alti livelli in Baarìa (2009) diretta da Tornatore e nel mediometraggio Prove per una tragedia siciliana (2009) di John Turturro; il 2011 è anno di consacrazione, con ben cinque pellicole: I baci mai dati di Roberta Torre Sorelle Mai di Bellocchio, Manuale d’amore 3 con Carlo Verdone, Senza arte né parte di Giovanni Albanese e Terraferma, di Emanuele Crialese, che ha vinto il Premio speciale della giuria alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Nel 2012 l’attrice è diretta da Woody Allen in To Rome whith love e dall’esordiente Emiliano Corapi nel film Sulla strada di casa, thriller attraverso il quale si narra la storia di uomo che cerca di realizzare un sogno irraggiungibile, sopravvivendo ad una crudele realtà.
Acquisto e prenotazione biglietti
Anche quest’anno il pubblico del Festival di teatro antico ha la possibilità di acquistare i biglietti in prevendita o di prenotarli telefonicamente.
Prevendita biglietti
Presso lo sportello di Cariparma
sede di via Cavour, 30 Piacenza
da Lunedì a Venerdì, ore 8.25-13.25 e 14.45-16.00
Info e prenotazioni:
Associazione Cavaliere Azzurro
tel. 0523 76 92 92 cell. 331 95 59 753
dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle 18.00
info@veleiateatro.com
Costo biglietti:
I biglietti degli spettacoli hanno un costo simbolico: 8 €.
E’ prevista una riduzione per under 18 e over 65
Tutti gli spettacoli si tengono nella magnifica cornice dell’Area Archeologica Nazionale di Veleia Romana.
In caso di maltempo sul sito web saranno indicati gli aggiornamenti sull’agibilità dello spettacolo
Chi desidera può Seguire il festival anche su:
Facebook (Veleia Teatro) e Twitter (Fare Cultura)
DOPO TEATRO ENOGASTRONOMICO
Al termine di ogni spettacolo, il salumificio La Rocca di Castell’Arquato, l’associazione viticoltori Val Chiavenna, l’azienda agricola Pier Luigi Magnelli e l’azienda vitivinicola La Tollara offriranno al pubblico e agli artisti una degustazione di vini e salumi piacentini.
Questa novità, introdotta da tre anni, ha avuto notevole successo e si inserisce nel progetto di turismo culturale sotteso al festival di teatro antico, che contempla, tra i suoi valori, anche quello dell’aggregazione.