Era un Roberto Reggi tutto sommato commosso, quello che nel pomeriggio ha salutato per l’ultima volta da sindaco di Piacenza. Durante il commiato, andato in scena con una conferenza stampa in Municipio, il primo cittadino uscente ha toccato numerosi temi.
Primo fra tutti quello del lavoro svolto. “Gli ultimi atti amministrativi sono stati tutti siglati, nella giunta di ieri” ha assicurato Reggi, che è poi passato ai ringraziamenti.
Ha ringraziato, in primis, coloro che per dieci anni gli anno permesso di sedere sulla poltrona di sindaco: i piacentini. Non ha dimenticato la stampa, definita un “pungolo” stimolante per fare sempre meglio. Poi è passato alla sua squadra, gli assessori e l’intero Consiglio Comunale: “Questa città è cresciuta, abbiamo dato uno slancio nuovo come mai in passato. Anche a nome di coloro che ci hanno criticato” ha detto con una punto di nostalgia.
Tante le battaglie, che siano state apprezzate o meno, portate avanti da Reggi in questi anni, che senza rammarichi ha definito l’attività svolta come “un lavoro importante, generoso, onesto e senza perdite di tempo. E non è poco in questo periodo storico”.
In seguito ha sfiorato la campagna elettorale, parlando dei problemi che si troverà ad affrontare il suo successore: “La disaffezione per la politica si farà sentire, si vedrà in queste elezioni e soprattutto alle urne, attraverso un voto di protesta e astensionismo”.
Sempre restando alla campagna elettorale, unico rimpianto, sembra essere stato quello di non poter partecipare attivamente: “Mi è stato chiesto di rimanere defilato e così ho fatto. Un profilo basso che non mi ha permesso di rispondere alle stupidaggini di certi schieramenti politici”. E se, inizialmente, ha solo alluso a chi si trattasse, in seguito è stato ben più chiaro con una stoccata del Reggi “prima maniera”, quando ha definito “il candidato sindaco della Lega Nord (Polledri) il peggiore investimento della politica piacentina degli ultimi 200 anni. raccoglierà quello che ha seminato”. La Lega Nord è stato l’unico partito per il quale il primo cittadino uscente ha avuto parole così dure, tanto da aggiungere: “Sono senza vergogna, hanno inventato l’Imu e ora organizzano i sindaci a evaderlo”.
Uscendo dal conflitto politico, però, Roberto Reggi ha annunciato l’ultima opera che sarà inaugurata nei prossimi giorni, il Pronto Soccorso: “Il primo stralcio sarà concluso il 24 di giugno e sarà inaugurato dal nuovo sindaco” .
E ancora ha voluto salutare gli assessori uno a uno, donando uno speciale riconoscimento alle donne e l’assessore uscente alle Opere Pubbliche, Ignazio Brambati. Per lui, non riconfermato in lista dal suo partito (Rifondazione Comunista) ha detto: “Non doveva aspettarsi gratitudine manifesta in politica. Avrà però gratitudine dalla città, lui esce più che a testa alta”.
Ha speso parole di stima anche verso il direttore generale, Massimo Gambardella, sul quale ha ironizzato: “E’ l’unico direttore generale che mi ha garantito di non aver mai preso un avviso di garanzia” e ha ringraziato il segretario generale del comune Emilio Binini.
Infine ha tratteggiato il suo futuro, per ora senza nessuna sicurezza se non il ritorno al suo vecchio lavoro: “Torno a lavorare, volto pagina e tra sei mesi chissà cosa accadrà”.
LA LETTERA DI COMMIATO
“In questi dieci anni ho avuto modo di vivere un’esperienza irripetibile di solidarietà essenziale che mi ha visto procedere passo passo insieme alla gente piacentina”. Roberto Reggi saluta ufficialmente Piacenza dopo dieci anni di mandato da sindaco. “Oggi Piacenza è più bella e questa bellezza mi dà orgoglio come uomo più che come Sindaco, spiega commenta Reggi”. Di seguito la lettera di commiato.
Carissimi concittadini,
sento il bisogno di scrivere questo mio commiato da Sindaco, dopo un lungo periodo vissuto al servizio della comunità piacentina, non certo per elencare le tante opere realizzate, le cose belle che sono state fatte o quelle che non sono riuscite come avremmo voluto, quanto piuttosto perché in questi dieci anni ho avuto modo di vivere un’esperienza irripetibile di solidarietà essenziale che mi ha visto procedere passo passo insieme alla gente piacentina. Quando m’insediai, a 41 anni non avrei mai creduto che il “mestiere” di Sindaco fosse così articolato e complesso; pensavo soprattutto al “fare”, ma nel percorso di una strada tortuosa, suggestiva e affascinante, ho scoperto anche perché era giusto fare: significava capire le esigenze della mia gente, della gente di Piacenza.
Allora i Comuni non erano ancora soffocati dalla morsa della crisi, c’era una maggiore disponibilità di risorse e c’erano più ampi sostentamenti da parte del Governo e della Regione per cui cercando di spendere in modo adeguato le risorse finanziarie, come Amministrazione Comunale, abbiamo dato una forte scossa all’immobilismo che da troppo tempo aveva tenuto a freno questa città, abbiamo continuato a farlo anche in questi ultimi anni, nonostante la crisi e malgrado le difficoltà cercando la collaborazione con i privati, individuando nuove forme di finanziamento.
E oggi Piacenza è più bella e questa bellezza mi dà orgoglio come uomo più che come Sindaco. Ho incontrato in tanti anni cittadini scontenti e gente entusiasta, persone anziane che avevano bisogno di assistenza e giovani che andavano alla ricerca di nuove speranze. Ho ascoltato i loro pareri insieme a quelli della squadra che avevo al mio fianco e ho deciso in autonomia, in coscienza, pensando soprattutto al bene della comunità. Una città è quanto di più variegato e composito possa esservi. E’ il paradigma di migliaia di vite, di un’infinità di desideri, sogni, promesse, dolori, speranze e illusioni. Ma anche di grandi delusioni e oggi, purtroppo, siamo di fronte a una forma di regressione della dinamica dei redditi dal lavoro, e così la gente si trova a dover fare i conti con gli effetti della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione.
Di questi effetti il primo, il più devastante a mio parere è l’incertezza delle prospettive. Anche questa ho incontrato di giorno in giorno. Infatti le ombre che offuscano l’orizzonte economico, si allungano nello spazio sociale e civile della collettività; si allungano anche nei Comuni, questi organismi che più di qualsiasi altro ente sono vicini ai cittadini.
Ecco io credo di essere stato vicino ai piacentini in questi anni. Ed è nato un ostinato desiderio di capire i loro problemi e il mio ruolo, come in un gioco di specchi dove i fatti trovano, con la loro collocazione cronologica, una ragionevole e accettabile spiegazione a un presente complesso, difficile da decifrare: perché questa città stenta a trovare diagnosi e terapie in una situazione di crisi, che a volte dà vertigini. Penso che insieme ai piacentini, congiuntamente, si sono vissuti grandi eventi: la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità di Italia con l’orgoglio di rappresentare la città che per prima ci ha creduto, la Primogenita d’Italia, che abbiamo festeggiato insieme lo scorso anno con una grande partecipazione popolare. Ho visto in questi anni una città complessa, difficile da interpretare e come Sindaco insieme ai miei assessori ho fatto il possibile per capirne gli aspetti più reconditi e le sfumature. In questo senso voglio ricordare lo sforzo compiuto nei servizi per i cittadini, ma soprattutto rimarrà nel mio cuore l’Hospice “Casa di Iris” un’opera importante, che fa parte di una preziosa rete socio-sanitaria e che coinvolge tutte le istituzioni piacentine e il volontariato: soprattutto ha il compito di accompagnare le persone nella fase più difficile e dolorosa della loro vita.
In questi anni mai mi è balenata la voglia di rallentare, anzi ho sempre creduto che fosse necessario non fermarsi dopo aver recuperato i ritardi di un tempo immobile. Ora la città è pronta a fare un ulteriore balzo in avanti: lo abbiamo visto con i grandi eventi culturali come il Festival del Diritto e le esibizioni dell’Orchestra giovanile Cherubini, diretta dal maestro Riccardo Muti, presenza stabile e puntuale, utile anche per il rilancio dell’immagine di questa città. Una città che è stata per me in questi dieci anni l’orecchio che ascolta e la voce che racconta: e allora ho provato a dare coesione e unitarietà a queste voci e alle infinite parole. Ho provato a riconoscerle, a farle durare e a dar loro spazio. Grazie Piacenza per avermi dato il privilegio di servirti.
Tuo
Roberto