“Un’aggiuntiva mole di lavoro per i Comuni” così Andrea Pollastri (PdL) bolla il nuovo sistema di accreditamento dei servizi domiciliari comunali introdotto lo scorso 1° luglio.
La questione, sulla quale l’azzurro ha presentato un’interrogazione in Regione, riguarda le Assistenti Domiciliari, quelle persone incaricate dal servizio sociale che svolgono attività di aiuto alle persone anziane e disabili direttamente presso le loro abitazioni.
Sino al 1° luglio i Comuni segnalavano al Servizio Sanitario Regionale le ore svolte dalle Assistenti e ricevevano un rimborso che giravano alle operatrici stesse. Dal 1° luglio, invece, il Comune deve segnare su un’apposita tabella le ore di servizio effettivo e quelle di spostamento, ai fini di un diverso sistema di pagamento.
La differenza di pagamento, però, è solo contabile ma non effettiva, poiché le Assistenti percepiscono lo stesso compenso che in passato.
“Insomma – spiega Pollastri – non vi sono, apparentemente, risparmi per il Sistema Sanitario Regionale, mentre il personale del Comune deve sobbarcarsi un impegno supplementare per registrare le ore di servizio e quelle di spostamento, impegno tanto più gravoso se il Comune ha più Assistenti Domiciliari ed una dimensione medio-piccola.”
“Inoltre – prosegue – il tempo impiegato nello spostamento costituisce di fatto un lavoro perchè non discende da libera scelte dell’Assistente ma è imposto dal tipo di servizio che, come dice il nome stesso, essendo “domiciliare” deve essere fatto spostandosi di casa in casa.”
“intendo sapere – dice – le ragioni percui sia stata introdotta la separazione tra le ore di servizio effettivo e quelle di spostamento e quale sia il risparmio effettivo per il Sistema Sanitario Regionale.”
“Invito infine la Regione – chiosa – a valutare l’ipotesi di ritornare al sistema precedente, quantomeno per i Comuni di dimensione inferiore ai 15mila abitanti, oppure di introdurne uno nuovo, ancora diverso, che, al pari del precedente, limiti le perdite di tempo per gli uffici comunali.”