Ddl intercettazioni, spunta la legge \”ammazza informazione\”

Una nuova tegola potrebbe abbattersi sui gestori di siti internet e blog. Si tratta del contenuto del comma 29 dell’art. 1 del disegno di legge n. 1611. Poche righe all’interno del ddl intercettazioni che oggi verrà portato alle Commissioni e nei prossimi giorni potrebbe essere preso in esame dal Parlamento, con una fiducia posta dal governo sempre più probabile.

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In pratica i gestori di siti informatici, se dovesse passare il documento, saranno tenuti a disporre la rettifica di ogni informazione pubblicata online entro 48 ore dall’eventuale richiesta, fondata o infondata che sia. Pena: una sanzione pari a circa 12 mila euro. I detrattori del governo già parlano di “legge bavaglio” o “legge ammazza informazione”, cioè quella che corre in Rete con libertà ancora dilatate rispetto agli omologhi cartacei o televisivi. Gli altri, invece, la reputano un modo per regolamentare un mercato, come quello dell’informazione internet, considerata dagli stessi al pari di una jungla.

Espressione delle due visioni contrapposte sono gli onorevoli piacentini, Tommaso Foti del Pdl e Paola De Micheli del Pd, ai quali abbiamo chiesto un’opinione in merito, visto che saranno presenti in Parlamento per analizzare il testo ed in seguito votarlo o meno. Per l’onorevole Tommaso Foti è ancora presto per parlare, visto che l’intero ddl dovrà essere verificato e “mi pare che per ora il testo non preveda nulla su internet. Sarebbe meglio, anziché commentare i testi che non ci sono, farlo su quelli che ci sono”.

Ma Foti non si è limitato a questa precisazione ed ha attaccato frontalmente “IlFatto Quotidiano”, reo di aver reso noto il disegno di legge, ma soprattutto di pubblicare le intercettazioni che emergono dalle inchieste in corso su esponenti politici: “Se IlFatto lamenta un bavaglio io penso di poter dire che è anche ora di finirla che lo sputtanamento delle persone vada avanti in piena violazione di indagine investigativa. Perché le intercettazioni sono disposte con provvedimento della magistratura e dovrebbero riguardare illeciti di tipo penale” e ha poi rincarato la dose: “Se vengono pubblicate intercettazioni che non hanno rilevanza, ma realizzano la disperata impresa di mettere alla gogna le persone senza altro motivo, allora non sono intercettazioni, non servono al fine delle indagini, ma servono soltanto per sputtanare le persone e consentire a qualche giornale, che diversamente non venderebbe una copia neanche alla madre del suo direttore, di vendere in relazione a gossip che nulla hanno a che fare con il lato investigativo”.

Di tutt’altro avviso la democratica Paola De Micheli che, pur dovendo ancora controllare il testo in Commissione bilancio, si è sentita di affermare: “In via preventiva, se questa norma legata ai siti web dovesse essere presente, mi sento di dire che il governo è troppo impaurito per legiferare su temi di libertà individuale in maniera responsabile ed equilibrata”.

Per la De Micheli “come sempre norme che dovrebbero avere una valenza ampia, condizionate dalla paura del governo di vedere pubblicato qualcosa che lo riguarda, diventano senza prospettiva e rischiano di toccare diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E’ ovvio che una norma di questo tipo ci vede radicalmente contrari…questo è una maggioranza con una clamorosa coda di paglia”.