Nel 2001 la Giunta guidata da Vasco Errani “correva” ad aumentare del 45% lo stipendio base dei “poveri” Direttori Generali, Sanitari ed Amministrativi delle diciassette tra AUSL ed Aziende Ospedaliere dell’Emilia-Romanga, incrementandolo di circa 50.000 annui, per un totale (comprensivo di premio di risultato) di € 179.727,00 euro di stipendio annuale (500 euro al giorno).
Nel 2008 il Governo, per fronteggiare la crisi economica e risanare la finanza pubblica, emanava la legge n. 133/2008, che imponeva alle Regioni di ridurre del 20 % i compensi dei Direttori generali, Sanitari ed Amministravi della sanità.
Una recente ricerca dell’ANCI-Federsanità, ha evidenziato che il 65 % delle Regioni si è adeguato, ma la restante parte non ha ridotto i “mega-stipendi” dei Direttori della sanità.
Il Consigliere Regionale della Lega Nord, Roberto Corradi, ha presentato una risoluzione con la quale vuole impegnare la Giunta guidata da Vasco Errani ad applicare la riduzione dei “mega-stipendi” dei Direttori della sanità.
Per Roberto Corradi: “A differenza del vicino Veneto, dove il leghista Zaia ha applicato il “taglio” degli stipendi, la Regione Emilia-Romagna è tra le poche Regioni che NON hanno applicato l’art. 61, comma 14 della legge n. 133/2008; scegliendo di NON ridurre del 20 % i “miseri” stipendi della cinquantina di Direttori, che grazie alla “benevolenza” della Giunta regionale continuano a percepire circa 500 euro al giorno.
In un momento di grave difficoltà, dove tutti sono chiamati al senso di responsabilità ed a fare sacrifici per contenere la spesa pubblica, trovo assurdo che la Giunta dell’Emilia-Romanga continui a preservare i privilegi dei “grandi papaveri della sanità” (oltre cinquanta persone), DISAPPLICANDO la norma che prevede la riduzione dei loro “maxi-stipendi” da circa 180 mila euro all’anno.
Applicando la legge 133/2008 e seguendo l’esempio del Veneto, anche in Emilia-Romagna si potrebbe risparmiare più di 1,5 milioni di euro all’anno dagli stipendi dei Direttori in sanità;, che anche se percepissero 140 mila euro annui al posto degli attuali 179 mila, non credo rischierebbero l’indigenza.”