La Manovra economica del Governo potrebbe metterebbe a rischio la Provincia di Piacenza e ben 9 comuni del territorio. Una ricetta ad ampio spettro, quella prevista dall’esecutivo nella manovra economica in cantiere. Se da una parte è infatti stata scongiurata la sforbiciata agli stipendi e alle pensioni, dall’altra i costi dovranno essere ridotti nella pubblica amministrazione. Così per l’Ente di via Garibaldi, che si ferma per un soffio a 290 mila abitanti (a fronte dei 300 mila previsti) rischierebbe di essere accorpato alla Provincia di Parma. Ma non solo, perché dalla manovra è previsto il taglio anche dei comuni sotto i mille abitanti. Così quelli a rischio nel piacentino sono: Besenzone, San Pietro in Cerro, Pecorara, Corte Brugnatella, Piozzano, Ottone, Caminata, Cerignale e Zerba. La notizia ha però provocato contrastanti opinioni.
PROVINCIA – Da una parte il presidente della Provincia Massimo Trespidi, dalla sua vacanza in montagna è sembrato stranamente (o volutamente) disinformato: “Sto facendo una scalata in montagna. Non ho letto i giornali e non ho la televisione” e ha poi aggiunto sarcasticamente: “E ci sto anche bene per la verità”. Ma le reazioni, una volta che il testo sarà reso noto in modo ufficiale non si faranno attendere.
COMUNI – Sicuramente più sul pezzo i sindaci dei comuni che rischiano l’accorpamento. Franco Albertini, primo cittadino di Pecorara non è sembrato turbato, anzi. “E’ ormai da due anni che abbiamo trasformato l’ex Comunità montana della Val Tidone con l’Unione dei comuni il comune di Pianello. C’era già una norma, contenuta nella manovra legata al federalismo fiscale, per l’accorpamento dei servizi sotto i 5 mila abitanti. Questo è solo un passo in più di qualcosa di già previsto”. Sulla stessa linea anche il sindaco di ottone, Giovanni piazza, il quale era già intervenuto sul tema della fusione dei comuni nei mesi scorsi. In aggiunta Piazza ha proposto “Credo che non abbia più ragione di essere avere comuni così piccoli, ma io avevo proposto di fare il super comune di Bobbio”. Su un punto, però, il sindaco di Ottone non è d’accordo. “Sul fatto che questa possa essere una soluzione per i costi della politica. Questa è una soluzione per ottimizzare i servizi, ma non per ridurre i costi della politica. Ritengo che in questo caso bisognerebbe intervenire sui palazzi romani, più che sulle autonomie locali”.