“Nessuno ha mai detto che quello sugli invasi interaziendali fosse un bando costruito ad arte da parte della Regione per mettere in difficoltà la provincia di Piacenza a vantaggio di altre, il dato di fatto è però quello che il criterio di ammissibilità delle 20 aziende – sul quale abbiamo espresso le nostre perplessità nei modi e nei tempi opportuni – di partenza non ci aiuta. L’ assessore Rabboni sa bene che il principale motivo per il quale l’Unione Europea ha fissato quel “tetto” di numero di aziende sta nella loro volontà di differenziare quest’ultimo bando (che infatti fa parte delle misure straordinarie dell’Health Check della politica agricola) da quello “rituale” della misura 121 che aiuta l’ammodernamento strutturale della singola azienda; bene, secondo noi si sarebbe comunque raggiunto questo obiettivo portando a 10, e non a 20, il numero di aziende da consorziarsi”.
L’assessore provinciale Filippo Pozzi controreplica al collega in Regione Tibero Rabboni a qualche giorno dall’annuncio dei 10 milioni di euro messi a disposizione da Bologna per la realizzazione di invasi irrigui interaziendali. “Ricordo inoltre all’ assessore Rabboni – prosegue Pozzi – che si è chiuso, da pochi giorni, un comitato di sorveglianza che, alla presenza del funzionario della Commissione Europea, ha dato il via alla nuova, sesta, versione del PSR regionale; all’attenzione di questo tavolo, che tra le altre cose ha approvato le nuove rimodulazioni dei PRIP provinciali, poteva essere inserito un approfondimento sul tema degli invasi interaziendali”.
“Come è accaduto sui progetti di filiera (le cui finalità abbiamo condiviso con la Regione) certamente anche sugli invasi interaziendali gli operatori piacentini, nonostante tutto, sapranno presentare progetti di qualità. Resto un assessore “misurato” che evita accuratamente le polemiche sterili proprio perché tengo a continuare un rapporto con la Regione che possa essere costruttivo e franco; l’assessore Rabboni colga questo mio spunto come ulteriore stimolo a farsi interprete delle esigenze delle Province (che la regione ha meritatamente valorizzato permettendo loro, attraverso i PRIP, di meglio modulare il PSR) nei confronti dell’Europa, cosciente del fatto che i criteri che ci arrivano “dall’alto” rispondono meglio alle esigenze dei nostri agricoltori solo se vengono “declinati” sulle esigenze dei territori. In questo intendimento confido nell’importante ruolo di rappresentanza e di proposta che l’assessore, e la Regione Emilia-Romagna, possono svolgere”.