Dopo le cappelle rinascimentali e una sepolcro di epoca romana ecco affiorare un’altra tomba. Stavolta, però, con dentro delle ossa umane, tra cui un cranio. Forse addirittura due, fanno sapere gli esperti. Sono i nuovi reperti ritrovati ai “piedi” della basilica di Sant’Antonino.
Il cantiere che dovrà riqualificare l’intera piazza regala dunque nuovi tasselli della storia antica della nostra città. Il ritrovamento risale a qualche giorno fa, ma la notizia non era finora trapelata anche per i timori legati ai blitz di tombaroli a caccia di cimeli.
Così per evitare sgradite sorprese tutta l’area è stata circondata da appositi allarmi.
Come già altre volte anche in questi giorni si è assistito alla solita processione di archeologi della Soprintendenza che stanno cercando di approfondire gli aspetti storici dei nuovi reperti. La tomba è stata trovata praticamente accanto a quella già scoperta a metà febbraio. Un metro, un metro e mezzo di distanza al massimo.
Però mentre le cappelle e l’altra tomba risalgono al periodo rinascimentale (Quattrocento/Cinquecento), il tumulo in questione risalirebbe ad un periodo precedente, stimato tra l’Ottocento e l’anno Mille. Una tomba dall’aspetto differente rispetto a quella di epoca romana. Sopra di essa è stata trovata una pietra diversa.
Dentro sono state trovate anche ossa umane, tra cui due crani (su uno di essi permane ancora qualche dubbio), e dei vestiti.
Forse la tomba di una coppa di signori medioevali o di qualche clericale? Chissà, per ora non è ancora chiaro. Di certo, però, sembrerebbero cimeli più significativi storicamente rispetto a quelli precedenti.
Neanche in questo caso i ritrovamenti comprometterebbero i tempi di dei lavori in piazza Sant’Antonino, certo è che ormai un po’ tutti, dai tecnici agli operai, si aspettano altre sorprese da un giorno all’altro. A febbraio, da entrambi i lati del sagrato della chiesa dalla parte dell’ingresso che affaccia sulla piazza erano affiorati dei muretti di mattoni rossi che costituivano le fondamenta di due cappelle di cui si conosceva l’esistenza: erano dedicate una a Santa Lucia, l’altra a Santa Francesca Romana. Una cosa è certa: per gli archeologi il lavoro non manca.