Nessun voto, per ora, ma la “Carta Etica della città di Piacenza” avanza in commissione 1 nonostante le perplessità di Giacomo Vaciago.
Dai consiglieri ieri sono giunti diversi suggerimenti per limare la bozza definitiva e non è escluso che la sua approvazione possa giungere anche entro l’estate (è previsto comunque il ritorno in giunta prima dell’approvazione finale che compete al Consiglio comunale).
La Carta etica della città di Piacenza è una sorta di mini Costituzione della città – composta da 10 punti che prendono spunto anche da passaggi della Costituzione italiana e dello Statuto comunale – che mira “a favorire una civile convivenza ed una maggiore legalità nella città” e a stimolare il senso di appartenenza a una comunità da parte dei piacentini sia in termini di comportamenti virtuosi, sia di rispetto delle regole. Inizialmente doveva fungere da introduzione del nuovo regolamento di Polizia Municipale. Poi però l’amministrazione ha ritenuto di staccarla e di conferrile dignità propria.
A ribadire l’importanza attribuita alla stesura di questa Carta è stato lo stesso sindaco Reggi, che ha voluto presenziare ai lavori della commissione: «Arricchiremo la Carta con i vostri suggerimenti. Lo spirito di fondo è un impegno che noi per primi prendiamo con la città senza aspettare che lo facciano gli altri. Il primo passo lo facciamo noi».
Una carta «per nulla banale» ha aggiunto in risposta a un Giacomo Vaciago (misto) che si è detto «perplesso». Nel suo intervento il professore non ha mancato di riportare a galla recenti ruggini, come le accuse all’amministrazione comunale circa «le illegalità contenute» nelle pratiche di Palazzo ex Enel e Palazzo Uffici: «L’incattivirsi di questa città negli ultimi anni è il termometro che Piacenza non cresce economicamente. Un Consiglio comunale che adotta un codice etico, che è una moda in arrivo in Italia dai paesi anglosassoni, senza nemmeno un referendum è opinabile. Non si può auspicare maggiore legalità se poi alle mie osservazioni sulla legalità il Consiglio ha risposto con un voto a maggioranza».
Di diverso avviso il presidente Benedetto Ricciardi, secondo cui «a volte la legge non basta a garantire comportamenti etici. Un Codice etico serve a far anche crescere i rapporti tra cittadini e politica».
Svariati i suggerimenti giunti dai consiglieri. Sandro Ballerini (misto) ha proposto di inserire la possibilità di «mettere il Crocifisso nelle sedi istituzionali», Bruno Galvani di completare con «passaggi sulla cultura della sicurezza», Giovanna Calciati (Pd) di «sottolineare la connotazione europea dei cittadini italiani».
Tutti, infine, hanno poi riaffermato la paternità esclusiva del Consiglio comunale sull’approvazione definitva del testo.