E’ ormai certo e pronto ad essere sperimentato sul campo: a partire dalle elezioni amministrative di quest’anno, in calendario il 15 e 16 maggio, i consigli comunali e provinciali subiranno una dieta forzata. Meno consiglieri e meno assessori, nessuno escluso. Regola che varrà per i sette comuni del Piacentino che andranno al voto in questo 2011, ma anche per il Consiglio comunale di Piacenza destinato al rinnovo nel 2012. E’ il frutto della cura Calderoli sui costi della politica locale, pronta al debutto.
Chi pensava che per effetto del censimento in corso l’ormai assodato superamento della fatidica soglia di 100mila abitanti avesse messo al riparo il nostro Comune capoluogo dalla riduzione dei rappresentanti a Palazzo Mercanti, si sbagliava. Entra infatti in vigore, anche per i comuni sopra i 100mila abitanti, la norma contenuta nella Finanziaria 2010 che prevede la riduzione del 20 percento del numero di assessori provinciali e comunali, e riduce da un terzo a un quarto il rapporto fra assessori e consiglieri.
In sala consigliare, dunque, si starà decisamente più larghi: non più
40 consiglieri, bensì 32. Così è stato stabilito per i comuni con abitanti che vanno dai 100mila ai 250mila. Oltre ai consiglieri, il taglio riguarderà anche gli assessori: si passerà da un massimo consentito di 12 ad un massimo di 9 (qui non cambierà visto che già oggi gli assessori della giunta Reggi sono 9).
I tagli saranno proporzionali al numero di abitanti e riguardano anche i comuni del Piacentino che vanno al voto la prossima
primavera: Fiorenzuola e Rottofreno rientrano nella categoria da 10mila 30mila, Cortemaggiore e Borgonovo in quella da 3mila a 10mila e Agazzano e Gropparello sotto i 3mila. Fiorenzuola e Rottofreno passano da 20 a 16 consiglieri comunali, e da 7 a 4 assessori.
Cortemaggiore e Borgonovo da 16 a 13 consiglieri comunali e da 6 a 4 assessori, mentre Agazzano e Gropparello da 12 a 10 consiglieri comunali e da 4 a 3 assessori. Complessivamente nei sei comuni saranno tagliati 18 consiglieri comunali e 12 assessori.
Chiaro ed evidente come uno degli effetti del taglio, dal momento che si dovrà fare i conti con liste di candidati più corte, sarà l’aumento del livello di competizione interna ai partiti. Stando alle parole di Pietro Pisani, segretario provinciale della Lega Nord, il Carroccio sembra però essere immune dal problema: «La Lega ha regole ferree che stroncano sul nascere eventuali competizioni interne:
iscritti e militanti lo sanno che a far fede sono anzianità di militanza e risultati ottenuti sul territorio. Nessuna competizione e difficoltà». In realtà qualche deroga in passato si sarebbe anche vista (vedi il caso Pasquali, il presidente del Consiglio provinciale che passò dal Pdl alla Lega). Il segretario cittadino del Pdl, Filiberto Putzu, ammette che «si sgomiterà di più, ma tutto sommato la riduzione viene spalmata su tutti i partiti e quindi non inciderà più di tanto». Per il Pd, parola del segretario Vittorio Silva, «nella stesura delle liste non vi saranno più difficoltà di prima».