L\’allevamento non è l\’industria: dubbi sul nuovo \”Codice Ambientale\”

Michele Lodigiani, Presidente di Confagricoltura Piacenza, ha ritenuto opportuno scrivere all’Assessore Provinciale all’Ambiente, nonché Presidente dell’Ente, Massimo Trespidi e per conoscenza all’Assessore all’Agricoltura, Filippo Pozzi, esprimendo le proprie preoccupazioni in merito al recepimento a livello regionale del D.Lgs. 128/2010, il cosiddetto “Codice Ambientale” con particolare riferimento alla predisposizione delle procedure attuative per ottenere le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera per gli allevamenti. “A fronte della più volte annunciata semplificazione – ha commentato Lodigiani – ancora una volta ci si trova a dover ottemperare a nuovi ed onerosi obblighi, le cui ricadute ambientali sono tutte da dimostrare, ma che daranno il loro contributo alle difficoltà del sistema zootecnico, alla chiusura di altri allevamenti. Ho segnalato la problematica agli Assessori Provinciali con la certezza che le nostre preoccupazioni sono da loro condivise, dato che si sono sempre mostrati attenti ai problemi delle aziende e dei produttori. Abbiamo ritenuto di poter chiedere loro un riscontro su quanto sta avvenendo a livello regionale.” Confagricoltura Emilia-Romagna, nei giorni scorsi, ha inviato ai Dirigenti degli Assessorati Regionali competenti un documento in cui si chiedono emendamenti e modifiche all’introduzione dei nuovi obblighi che sono contenuti nel D.Lgs. 128/2010 manifestando grande preoccupazione al riguardo, in particolare sui termini fissati per la presentazione delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera per le attività di allevamento del bestiame (31/7/2012), e sulla predisposizione delle procedure attuative. Il provvedimento assimila, di fatto, l’attività d’allevamento ad un’attività di tipo industriale, eliminando qualunque rapporto funzionale tra l’attività zootecnica ed il terreno sul quale viene esercitata. Le emissioni di inquinanti (ammoniaca/metano/polveri) sono rilevate esclusivamente sulla base della consistenza massima di ogni stalla, senza considerare i terreni a disposizione per l’utilizzo agronomico dei liquami/letami. L’attuazione del D.Lgs. sarà demandata alla Regione e riguarderà, oltre una certa soglia di capi allevati, anche aziende con soglie di emissione basse escludendo solo gli allevamenti ricadenti in Autorizzazione Integrata Ambientale in quanto, in tale autorizzazione, è ricompresa anche quella delle “emissioni in atmosfera”. “A dispetto delle semplificazioni auspicate – conclude Lodigiani – la nuova autorizzazione andrà ad aggiungersi agli altri obblighi ricadenti con pesanti ripercussioni economiche sull’intero comparto zootecnico, che già sta attraversando una difficile congiuntura economica. L’assimilazione degli allevamenti alle attività industriali potrebbe anche danneggiare l’immagine della zootecnia agli occhi dei non addetti ai lavori. Chiediamo che l’attuazione del provvedimento preveda, solo quando obbligatorie, delle procedure semplici che permettano di ridurre al minimo sia i costi che gli obblighi “.

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