Le cose non vanno bene in Italia. Se sul piano economico siamo un Paese che stenta a uscire dalla crisi (l’Italia anche quest’anno crescerà assai meno degli altri paesi dell’area UE), su quello morale siamo un Paese in piena crisi d’identità. Al centro della discussione politica interna vi sono ancora una volta vicende personali del presidente del Consiglio, a conferma di quella che è una situazione costante da quando sedici anni fa Silvio Berlusconi è entrato in politica. Molte energie intellettuali del Paese vengono spese e perdute nel prendere una posizione tra Procura di Milano e Premier. Ancora una volta l’Italia viene messa in disparte rispetto ai problemi di un uomo solo. Questo non è più accettabile.
Il 1° aprile 2010 nasceva Generazione Italia, l’associazione politico-culturale che mirava a raccogliere intorno a sé non solo alcuni militanti ed eletti, ma anche tutti i cittadini che si riconoscevano nel percorso politico di Gianfranco Fini e della Fondazione FareFuturo, il famoso pensatoio dell’area “finiana”. Anche a Piacenza nasceva il circolo Generazione Italia Placentia. Al dito alzato nei confronti di Silvio Berlusconi alla Direzione Nazionale del Pdl, e all’espulsione di stampo stalinista dal partito, è seguita un’estate di duri attacchi personali nei confronti dello stesso Fini, della sua famiglia e di quei parlamentari che mettendo in gioco tutto quello che avevano hanno coraggiosamente deciso di seguirlo e non abbandonarlo in un momento cupo e di difficoltà. A settembre veniva poi lo storico discorso di Mirabello, con migliaia di persone e tutte le testate giornalistiche nazionali riunite in un paesello sperduto nella provincia ferrarese. In autunno erano poi i 10.000 presenti alla Convention di Perugia a sancire definitivamente la nascita del progetto di Futuro e Libertà per l’Italia. Le distanze culturali con quella che rimaneva una “Forza Italia allargata” erano venute allo scoperto in tutta la loro evidenza.
All’assemblea costituente dell’11/12/13 febbraio nascerà ufficialmente Futuro e Libertà. Un nuovo partito? Sì e no. Da una parte siamo convinti che nel XXI secolo sia necessario ripensare e superare la forma partito di stampo novecentesco, ma dall’altra non vogliamo incappare nell’errore del Pdl, ossia quello di aver dato vita ad un comitato elettorale permanente per Silvio Berlusconi. Fli sarà quindi nelle intenzioni nostre e di Gianfranco Fini un “movimento d’opinione organizzato”, che oltre a fare politica ogni giorno dell’anno, punterà anche a formare quella che dovrà essere la classe dirigente di domani.
Per questo giovedì 27 gennaio alle ore 18.00 presso l’albergo Roma il Comitato Promotore presenterà Futuro e Libertà a Piacenza. Siamo un gruppo di persone eterogeneo, la maggioranza delle quali giovani o alla prima esperienza politica. Siamo delusi da un’azione di governo persasi troppe volte nell’intento di elaborare complicate leggi ad personam per salvare il presidente del Consiglio dai suoi processi, e contemporaneamente succube dell’alleato leghista, dal quale il Pdl ha mutuato i comportamenti peggiori decidendo di parlare alla pancia e non alla testa degli Italiani.
“La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale”: le parole pronunciate l’altro giorno dal cardinal Bagnasco ratificano ciò che pensa la stragrande maggioranza dei cittadini, ovvero che l’Italia si merita di meglio. Nel rubygate non vi è solo una questione giudiziaria, ma anche e soprattutto una di opportunità politica per un Premier ormai impresentabile a livello internazionale, ricattabile da prostitute e minorenni. “Sarà un benefattore, Berlusconi, ma come mai non c’è nemmeno una vecchina, una cassintegrata, una terremotata di Onna, fra le beneficiate dell’Olgettina?”: ce lo chiediamo anche noi insieme a Italo Bocchino. Senza fette di salame sugli occhi.
Come ha ricordato la presidente di Confindustria Marcegaglia, “l’Italia deve concentrarsi sulla crescita, tornare a produrre benessere per le persone, invece c’è una totale disattenzione. Si parla di tutto tranne che di questo”. Ciò che serve all’Italia sono liberalizzazioni, diminuzione della burocrazia, riforme del welfare, battaglie contro la corruzione. La nostra economia per risollevarsi e sopravvivere deve fare le cose meglio dei cinesi, puntare sulla qualità, avere il coraggio di investire sulle idee dei nostri giovani migliori, finora costretti ad emigrare per realizzarsi. Siamo convinti che per fare ciò e dare una chance a chi finora è stato ignorato serva una nuova destra: liberale, unitaria e futurista.