Qual è l’impatto ambientale dell’inceneritore di Piacenza? E quali sono gli effetti sulla salute dei piacentini residenti nelle aree più a ridosso dell’inceneritore? Lo chiede il consigliere comunale del Pdl Filiberto Putzu a più di 3 anni dall’annuncio dello studio commissionato ad Arpa finanziato con 2,5 milioni di euro dalla Regione Emilia Romagna e che si sarebbe dovuto concludere entro il 2009. Anche Tecnoborgo nel 2007 aveva annunciato di voler procedere affiancando al previsto studio di Arpa anche una propria campagna di monitoraggio delle polveri sottili, ma a distanza di tempo, afferma Putzu, ancora nessun risultato è stato reso noto.
Segue interrogazione:
Al Sindaco del Comune di Piacenza
Interrogazione a risposta scritta
Il sottoscritto Consigliere Comunale Filiberto Putzu
Ricordato che
nel maggio 2007 la stampa locale ha riportato la notizia secondo cui
Ricordato che
nel novembre 2007 Arpa dichiarò che l’inceneritore avrebbe dovuto ridurre da subito le emission ed entro quattro anni dimezzarle , tramite l’approntamento di un impianto di riduzione selettiva catalitica dell’inquinante “ossidi di azoto”, con un costo preventivato in 3 milioni di euro. Sulla stampa locale vennero riportati i valori di emission dell’inceneritore pari a 400mg/Nm3 come valore semi-orario, con obiettivo di riduzione a 300, e di 180-200 mg come valore medio dell’intera giornata, con obiettivo di riduzione nell’arco di 4 anni ad un valore compreso tra i 40 e i 110 mg/Nm3.
Considerato che
gli ossidi di azoto fanno parte dello smog e tramite reazioni fotochimiche dagli ossidi di azoto si formano sostanze tossiche per l’uomo (ozono, acido nitrico, acido nitroso, alchilnitrati,perossiacetililnitrati ).
I danni per la salute consistono in bronchiti, allergie, asma, tumori al polmone e linfomi.
Oltre agli effetti dannosi sulla salute dell’uomo, gli ossidi di azoto producono danni alle piante (riducendo la loro crescita e provocando necrosi foliare) e ai beni materiali (corrosione dei metalli, scolorimento dei tessuti,etc).
L’industria produce ossidi di azoto 4 volte piu’ del traffico.
Nel 2002 Arpa ne quantificava la produzione per Piacenza in 6000 tonnellate/anno da parte dell’industria e in 1500 tonnellate/anno da parte del traffico.
Gli ossidi di azoto vengono prodotti soprattutto nel corso dei processi di combustione ad alta temperature, come appunto negli inceneritori.
A Piacenza inoltre la Centrale Edipower anche dopo la riconversione ne produce 1100 tonnellate/anno. Inoltre gli ossidi di azoto sono progenitori delle polveri ultrafini Pm2,5.
Ricordato che
tecnologie disponibili già da oltre 15 anni (installazione sulla linea di trattamento fumi di sistemi tipo SRC-selective catalytic reduction) rendono possibili l’abbattimento dei valori di ossidi di azoto e diossine a valori ottimali rispettivamente di 50-70 mg/Nm3 e 0,1 nano gr/Nm3 .
Considerato che
un valore medio di 200mg/Nm3 di ossidi di azoto rispetta al pelo la legge (valore di legge per gli ossidi di azoto 0-200 mg/Nm3), ma altri territori come quelli di Trento e Bolzano hanno legiferato in materia riducendo i limiti nazionali ed imponendo limitazioni ai propri impianti di smaltimento rifiuti.
Ricordato che
nel gennaio 2008 la stampa locale riportò la notizia : dell’inizio della riduzione delle emissioni dell’inceneritore imposto da Arpa, e di un monitoraggio in continuo della diossina (con riscontro mensile sulle due line di Tecnoborgo). Veniva anche ribadito l’avanzamento del progetto regionale Moniter di Arpa Emilia Romagna di verifica delle ricadute degli inceneritori su ambiente e persone.
Ricordato che
nel Dicembre 2009 la stampa locale ha riportato la notizia secondo la quale Arpa avrebbe attivato una campagna di monitoraggio sui fumi al camino dell’inceneritore.
La campagna fu annunciata dai rappresentanti di Arpa, Sandro Fabbri e Giuseppe Biasini. Questo per ottemperare alle prescrizioni dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia nel 2008 e che impone alle industrie di perfezionare continuamente le loro prestazioni, le pratiche e i dispositivi adottati in funzione anti-inquinamento, come i sistemi di filtri per abbattere le emissioni. In quell’occasione veniva anche riportata la dichiarazione del sig. Enrico Guggiari (amministratore delegato di Veolia, il partner privato dell’allora Enia) : “il termovalorizzatore piacentino ha ancora tempo per presentare il progetto di nuovi filtri e sta studiando le soluzioni migliori da proporre”.
Ricordato che
nel 1995 l’allora amministrazione comunale con sindaco il prof Giacomo Vaciago decise la realizzazione di un inceneritore di piccola capacità per inquinare meno. Successivamente la capacità di smaltimento dell’inceneritore piacentino di Borgoforte è stata potenziata nel febbraio 2005, su richiesta di Tecnoborgo.
L’amministrazione Provinciale ne autorizzò l’aumento di portata da 105.000 a 120.000 tonnellate.
Considerato che
ora Tecnoborgo (alla scadenza della citata autorizzazione biennale, ora in scadenza) ha presentato alla Provincia una ulteriore richiesta di portare al massimo la capacità di smaltimento rifiuti del termovalorizzatore, passando cioè da 120mila a 136mila tonnellate annue. Tale richiesta sarebbe motivate dalla volontà del socio di maggioranza Iren (ex Enia) di estendere la rete di teleriscaldamento a Piacenza, e di poter trattare rifiuti speciali assimilabili (rifiuti prodotti dale aziende ma non assimilabili a quelli urbani) che attualmente non sarebbero conferiti all’inceneritore piacentino. Tale quantitativo veniva quantificato dal sindaco Reggi in 10.000 tonnellate, rifiuti prodotti dalle imprese, che vengono smaltiti a pagamento sul libero mercato.
Ricordato altresì che
la questione di tali rifiuti speciali assimilabili balzò agli onori della cronaca nel gennaio 2008, allorchè Arpa eseguì accertamenti sui movimenti compiuti da Enia a Tecnoborgo (circa 50.000 operazioni svolte nel 2006) circa rifiuti che sarebbero stati introitati e smaltiti, pare non sempre secondo la prassi amministrativa da seguire.
Chiede di conoscere :
1) Lo stato di avanzamento e/o i risultati del sopracitato progetto Moniter sugli inceneritori regionali tra cui quello di Tecnoborgo (annunciato nel maggio 2007, durata triennale, finanziato dalla Regione Emilia Romagna), che si sarebbe dovuto concludere entro il 2009.
2) Lo stato di avanzamento e/o i risultati del monitoraggio polveri sottili da parte di Tecnoborgo (annunciate nel maggio 2007, dichiarato essere il primo in Italia in collaborazione con il Centro Ricerche del gruppo Veolia Environnement, parte di studio ambientale del Politecnico di Milano per conto di Tecnoborgo).
3) Lo stato di avanzamento e/o i risultati della procedura obbligatoria per legge richiesta nel 2007 a Tecnoborgo, allo scopo di abbattere le emissioni degli ossidi di azoto.
4) Lo stato di avanzamento e/o i risultati della campagna di monitoraggio sui fumi al camino dell’inceneritore avviata da Arpa nel dicembre 2009.
5) I risultati degli accertamenti eseguiti da Arpa per verificare eventuali introiti e smaltimenti da parte di Tecnoborgo di rifiuti non piacentini.
6) Ed infine se corrisponda al vero la notizia secondo cui Tecnoborgo si sarebbe dotata di un sistema di rilevamento delle ricadute a terra degli inquinanti. Nel caso in cui ciò corrispondesse al vero, nel sottolinearne la valenza assolutamente positiva ed encomiabile, si chiede di conoscere le risultanze di tale rilevamenti.