Non cessa il fuoco di fila contro la Lega Nord piacentina. Anzi, gli attacchi prendono ulteriore vigore dopo la divulgazione della notizia circa le indagini a carico di Giampaolo Maloberti, l’esponente del Carroccio prossimo ad entrare in Consiglio provinciale, che risulta tra i 19 imputati per truffa nel processo sulle quote latte che si sta celebrando a Milano. E’ il Pd a prendere posizione rispetto alle ultime vicende che stanno coinvolgendo gli amministratori della Lega Nord: lo fa con una nota a firma dell’esecutivo provinciale e del gruppo consiliare a Palazzo Garibaldi.
«Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine – esordisce la nota – e anche per la Lega Nord cominciano a delinearsi tempi cupi. Legalità, faide interne, dimissioni più o meno chiare, sono tante, troppe, le ombre che si addensano sul Carroccio. La polemica divampata in questi giorni riguardante il “Manifesto dei piccoli onesti”, casualmente annunciato nei giorni precedenti l’ufficializzazione dell’entrata in consiglio provinciale di Giampaolo Maloberti, è sola l’ultima incoerenza che si registra tra le fila del Carroccio piacentino.
Perché? Perché come è stato lo stesso Maloberti a riferire, su di lui c’è una indagine in corso e un rinvio a giudizio per la questione delle quote latte. Alla faccia di quelli che gridavano agli avversari politici, tacciandoli di essere troppo litigiosi e di non fare il bene del Paese. Cosa dirà ora l’onorevole Massimo Polledri, oppure cosa risponderà il vicepresidente della Provincia con delega alla sicurezza Maurizio Parma? Oppure l’assessore provinciale all’agricoltura Filippo Pozzi? Sono domande a cui in tanti vorrebbero che fossero date risposte chiare».
«Ma il punto, oltre ai problemi ormai evidenti interni alla Lega, è un altro – prosegue il Pd – Umberto Bossi continua a proteggere i circa mille tra “malgari” e allevatori che, pur avendo superato i quantitativi di produzione di latte previsti in sede europea, si rifiutano di pagare le multe. Un aiuto che suona come una beffa per i 39mila allevatori onesti che si sono viceversa indebitati per pagare le multe nel rispetto della legalità. Ma del resto, la Lega ci ha ormai abituati a qualunque genere di giravolta, passando da “Roma ladrona” e “Sono porci questi romani”, al voto senza ritegno del decreto “Roma Capitale”, che destina oltre 500 milioni di euro alle casse del sindaco Alemanno. Oppure, da paladina della legalità, vota alla Camera per salvare il discusso ex sottosegretario Cosentino, accusato di essere vicino ad ambienti camorristici. A proposito, cos’avrà votato il deputato Polledri? E ancora, dulcis in fundo, i “padani” paladini del nord votano senza fiatare per ripianare i debiti del Comune di Catania, oltre 100 milioni di euro. Tutto questo per buona pace di coloro che, anche a Piacenza, dicono una cosa e poi ne fanno un’altra».
Non ci va per il sottile nemmeno il capogruppo del Pd in Provincia, Marco Bergonzi, che gioca di metafora. «Chi sventolava il cappio in Parlamento, ora se lo deve mettere al collo». Anche Rifondazione comunista attacca e assimila la Lega al «Psi di Bettino Craxi». «A Piacenza, dopo il “dimissionamento” dell’assessore provinciale leghista Allegri per motivi ad oggi oscuri da parte del Presidente della Provincia e la nomina al suo posto dell’attuale capogruppo Dosi, subentra in consiglio provinciale Maloberti – che è tra i 19 imputati per truffa nel processo sulle quote latte che si sta celebrando a Milano. Insomma, nella Padania di cui Alessandri, Polledri eccetera sono soliti blaterare, la trasparenza, le mani pulite e la libertà di informazione sono un optional». Infine Gianluigi Boiardi sferra l’ultimo colpo al Carroccio parlando di «fiction».
Nessun commento né da parte del presidente della Provincia Massimo Trespidi e né dal presidente del Consiglio comunale, il leghista Roberto Pasquali. Parla invece il parlamentare del Pdl Tommaso Foti che, rilasciando una dichiarazione all’agenzie Dire, la definisce una battaglia politica: «Questo è un processo dove il testimone della difesa è Zaia e quello di accusa è Galan, questo rende bene l’idea di come sia più una battaglia politica che altro». Sulla vicenda strettamente legata a Maloberti, Foti ritiene che «il problema, nel caso, è di Maloberti e se lui non se lo pone, non sarò di certo io a pormelo» respingendo l’ipotesi che l’integrità della maggioranza possa uscirne scalfita: «Questo non c’entra – rileva Foti – è un problema della Lega che se le suona, se le fa e se le canta, ma non dimentichiamoci che i Cobas si presentarono anche con Squeri nella campagna elettorale del 1999».