“La Provincia di Piacenza è una terra di sana amministrazione, con conti in ordine. Storicamente non è certo terra di mafia, ma questo non deve far calare la guardia”.
Lo ha sottolineato questa mattina Salvatore Calleri, guida della Fondazione Caponnetto, incontrando il vicepresidente della Provincia e assessore alla sicurezza Maurizio Parma. Al colloquio anche Fabio Ferrari, referente per l’Emilia Romagna della fondazione che prende il nome del magistrato morto nel 2002 impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, testimone delle stragi di Capaci e via D’Amelio. “Il territorio piacentino è sotto controllo – ha detto Calleri – ma non immune da fenomeni di illegalità. L’operazione Grande Drago, che nel 2002 assestò un duro colpo all’infiltrazione dell”ndrangheta nel territorio compreso tra Piacenza e Cremona, e l’arresto di Vito Angelo, il postino di Messina Denaro sono tracce che rivelano la necessità di fare muro”. Il presidente della Fondazione ha raccomandato attenzione ai fenomeni di illegalità diffusa, le reti di vendita abusive, il bullismo (“che – ha detto – presenta diverse analogie con il modello mafioso, perché ne sfrutta le stesse direttrici: legge del più forte, omertà e paura”). Il vicepresidente Parma, nel sottolineare “il grande impegno e l’immenso lavoro delle forze dell’ordine”, si è detto “disponibile a mettere in campo tutte le azioni che possano fare scudo contro possibili infiltrazioni”. “E’ intenzione della Provincia – ha precisato – mantenere un elevato livello di guardia, consapevoli che un territorio come il nostro presenta difficoltà strutturali, legate al grande flusso di persone e cose. Motivo per cui è necessario mettere in campo una vasta operazione sinergica per garantire un monitoraggio capillare dei settori più esposti”. Al termine dell’incontro il numero due di via Garibaldi ha donato al presidente della Fondazione un piatto con il simbolo della Provincia di Piacenza.