Vertenza Leroy Merlin, Si Cobas: “La nuova cooperativa ha accettato le condizioni del sindacato”

Riceviamo e pubblichiamo la nota del sindacato S.I. Cobas sulla vertenza in atto a Leroy Merlin.

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Si avvia verso un esito positivo la vertenza sostenuta dal S.I.Cobas nel magazzino Leroy Merlin di Castel San Giovanni, dove da pochi mesi è subentrata la cooperativa UCSA. Dopo dieci interminabili giorni di lotta attraverso il picchetto ai cancelli con blocco alle merci, unico strumento utile a disposizione degli operai del settore logistica, UCSA ha infatti accettato le condizioni imposte dalla determinazione degli operai S.I.Cobas. L’accordo siglato, che diverrà operativo a partire da lunedì, prevede un ventaglio di opzioni, messe in campo per contrastare l’annunciato taglio di 118 posti di lavoro. I lavoratori a cui è scaduto il contratto di lavoro il 30 settembre scorso potranno infatti scegliere su base volontaria se percepire una buonuscita corrispondente a dieci mensilità o se rimanere nelle liste di attesa per il graduale reinserimento a lavoro dal primo novembre, una volta che UCSA avrà calibrato i volumi effettivi. Leroy Merlin si impegna in questo senso davanti al S.I.Cobas a reindirizzare sul magazzino piacentino da altri stabilimenti volumi di merci sufficienti al mantenere l’impegno dato, fattore che porta a quantificare in circa la metà dei 118 complessivi coloro i quali già da novembre potranno essere richiamati in servizio.

Ci permettiamo di sottolineare che l’accesso a una – sostanziosa – buonuscita anche per dei tempi determinati (buona parte dei 118 in supposto “esubero”) va a stabilire uno storico precedente nella contrattazione sindacale del settore, rimarcando una volta di più l’energia propulsiva sviluppata dal S.I.Cobas e messa disposizione della forza operaia, che già da anni strappa significative vittorie per le famiglie piacentine contrastando dal basso la crisi sociale innescata dalle misure di austerità governative e continentali.

L’obiettivo di fondo rimane quello del superamento del sistema degli appalti, volti unicamente alla riduzione del costo della manodopera, ma davvero possiamo parlare di un accordo storico, che pone un importante mattone nel contrasto concreto (e non a parole) della piaga del precariato. Mai sino ad ora infatti i contratti a tempo determinato avevano visto applicate le tutele solitamente spettanti ai tempi indeterminati.

Un segnale di felice controtendenza rispetto alle politiche anti operaie portate avanti dalla classe politica degli ultimi trent’anni, supinamente accettate dalla maggior parte delle sigle sindacali e strumentalizzate dalla destra con la fomentazione ad arte dell’odio fra lavoratori italiani ed immigrati.

E proprio un’altra sigla sindacale dovrebbe interrogarsi rispetto al ruolo ricoperto in questa vicenda. Parliamo ovviamente della USB che, divenendo a tutti gli effetti un caso nazionale negli ambienti del sindacalismo di base, si è dal primo momento mossa dando l’impressione di essere maggiormente interessata a contrastare il S.I.Cobas che la parte datoriale. Le numerose pubblicazioni (reperibili sulla pagina Facebook del S.I.Cobas Piacenza) di registrazioni di un loro dirigente piacentino, il quale senza troppo girarci intorno auspicava repressione verso i picchetti del S.I.Cobas e si dilettava nell’organizzazione scientifica del “crumiraggio”, costituiscono un punto di caduta senza precedenti in termini di cultura sindacale e appaiono ancora più odiose alla luce del fatto che, dopo essersi presentati per pochi minuti a favore di telecamere il primo giorno della mobilitazione, mai hanno preso parte per un solo minuto al blocco dei cancelli.
Un atteggiamento di doppiezza che denota come il travaso di personale politico stipendiato dai partiti della fu sinistra radicale al sindacalismo abbia importato una serie di cattive pratiche legate alla dimensione della propaganda e dell’apparenza, nonché della conflittualità e del settarismo portati all’estremo, che tuttavia perdono di efficacia dinnanzi alla dura concretezza delle vertenze sindacali tipiche del territorio piacentino. Non è un caso che una decina di iscritti del già sparuto gruppo di USB in Leroy Merlin abbia aderito al S.I.Cobas proprio nei giorni della mobilitazione, andando a confermare la tesi che ci vede unico bastione in difesa dei lavoratori del settore nella Provincia di Piacenza.

Saremmo sinceramente felici di non avere questo merito in solitaria, ma non possiamo esimerci dal rimarcare come ancora una volta tutto il lavoro sindacale e il sacrificio di centinaia di lavoratori in sciopero abbia dovuto faticare il doppio per addivenire a una soluzione positiva. Speriamo che da questa ennesima sconfitta USB e il suo dirigente piacentino traggano esempio e comprendano che, più che di una macchina di propaganda perpetua, gli operai piacentini hanno bisogno di risposte concrete e di imparare che la loro forza non risiede in strumenti come la calunnia o la delega alle forze dell’ordine, bensì in armi potenti come la solidarietà e la trasparenza, merci assai rare al giorno d’oggi ma dalle quali occorre ripartire per invertire il ciclo storico di sconfitte operaie e di razzismo dilagante.