Vertenza Cosepi, i lavoratori: “Chiediamo a Safta di assumerci, basta cooperative” – AUDIO

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“L’azienda sta bene, chiediamo a Safta di essere internalizzati”. A parlare sono alcuni dei 90 lavoratori impiegati in Safta sotto la cooperativa Cosepi, cooperativa che alcuni giorni fa ha dichiarato liquidazione coatta amministrativa, in sostanza fallimento. Nello specifico, a parlare oggi sono stati i lavoratori iscritti al sindacato Usb.

“Da aprile non venivamo pagati, all’inizio del mese siamo stati accolti da una lettera con cui la Cosepi dichiarava la liquidazione. Così, senza dire nulla ai lavoratori nonché soci”. In sostanza le questioni che i lavoratori sentono la necessità di chiarire sono due, il prima e il dopo.

“Come si è arrivati a questo punto? Com’è possibile che solo un anno fa la cooperativa era in attivo e ora si trova costretta a dichiarare fallimento? Grazie al sindacato Usb siamo riusciti ad avere gli stipendi di aprile, ma manca ancora maggio, senza contare che noi stiamo ancora lavorando senza sapere se saremo pagati. E poi che fine hanno fatto i nostri TFR? Alcuni di noi hanno accumulato 10mila o 15mila euro in decine di anni di lavoro e si sono ritrovati una somma di 600 euro circa: dove sono finiti questi soldi?”. In sostanza i lavoratori della cooperativa lamentano troppi punti oscuri, troppi passaggi poco chiari che hanno condotto a questa situazione.

Una situazione drammatica: “La maggior parte di noi ha figli, quel ragazzo ha avuto il suo primo bimbo una settimana fa, quell’altro si è sposato a inizio di giugno e questo è il suo regalo di nozze. Pretendiamo chiarimenti”.

Ma oltre alla questione del “prima” si pone quella, ben più importante, del “dopo” e da questo punto di vista si profilano due strade: “Ci è stato detto che potrebbe subentrare a Cosepi un’altra cooperativa pronta a farci lavorare, ma noi non vogliamo più cooperative. In questi anni abbiamo sopportato situazioni spiacevoli alle quali abbiamo sempre fatto buon viso a cattivo gioco, consolati dal fatto di lavorare per un’azienda sana, la Safta: in sostanza, non siamo mai stati bene, ma il lavoro c’era e ci siamo accontentati. Ora però, con quello che è appena accaduto, abbiamo definitivamente perso la fiducia nelle cooperative, che spesso sono semplicemente macchine dedite allo sfruttamento dei lavoratori. Noi chiediamo a Safta di essere internalizzati, di diventare dipendenti diretti: siamo specializzati, professionisti, alcuni di noi lavorano per l’azienda da oltre vent’anni, insomma, noi siamo di fatto lavoratori Safta, chiediamo di diventarlo anche dal punto di vista contrattuale”.

I lavoratori parlano sull’esempio della Sicrem di Pizzighettone: “Anche questa azienda si serviva di manodopera Cosepi e alla notizia del fallimento ha deciso di assumere i lavoratori. Lo hanno fatto loro, lo può fare anche Safta che è un’azienda sana”.