Ho assistito alla 4^ replica di Andrea Chénier, opera inaugurale della stagione 2017-2018, andato in scena per la prima volta alla Scala il 28 marzo 1896.
L’Opera nasceva dalla mirabile collaborazione tra il ventinovenne Umberto Giordano con Luigi Illica, il poeta librettista più importante del momento, caro alla sinistra socialista e da essa additato come “rivoluzionario”.
Chénier, il poeta della Rivoluzione, divenne il simbolo di una rivoluzione politica ed ideale, sostenuta dai versi sinceri ed altisonanti del libretto e dall’umanità sofferta dell’intera vicenda.
Giordano, povero e sconosciuto, giungeva a Milano nel 1894 ed incominciava a “respirare” quel fervore culturale che contemporaneamente stava affascinando Mascagni e Puccini. Giordano viveva in ammirazione di Luigi Illica tanto che era andato ad abitare in un angusto magazzino nel palazzo dove Illica stesso abitava nei pressi del Cimitero Monumentale. Divenuto intimo del Poeta si era poi trasferito in una mansarda in via Manzoni e, frequentando la Scala, aveva conosciuto la sua futura moglie, Olga Spatz, la figlia del proprietario dell’Hotel et de Milan. Il successo gli giunse con i tempi di una fiaba: l’amicizia con Illica, il successo di Chénier, il matrimonio, l’onorificenza conferitagli da Re Umberto I.
Il pathos, che gli spettatori alla Scala vivono in modo travolgente, parte dall’Orchestra che Riccardo Chailly conduce con luminosa energia, affidata alla cura dei timbri, alla leggerezza del fraseggio e all’adesione totale al verismo. Cosa significa “VERISMO”? I versi di Luigi Illica seguono il fluire dei sentimenti umani, la brutalità delle situazioni e l’immediatezza degli eventi; tutto questo è stato rappresentato nello spettacolo scaligero. Le dinamiche sociali e il dramma dell’amore tra Andrea Chénier e Maddalena, unitamente alla crudeltà del tribunale rivoluzionario che ci fa convivere spietatamente con la realtà della morte, costituiscono gli elementi essenziali della drammaturgia dell’Opera. Riccardo Chailly e Mario Martone concepiscono un’opera in divenire nella quale il ritmo della musica, la successione degli eventi storici, la perfetta armonia del cast, la complessità fascinosa delle scene rotanti di Margherita Palli consentono allo spettatore di immergersi come d’incanto in una storia vera che sussulta nel cuore come se fosse di ognuno di noi. E’ la realtà del VERISMO concepita dal genio di Giordano e dalla penna fortunata di Illica.
Ma veniamo alle voci: Stupefacente il giovane tenore Yosif Eyazov che aveva scommesso tutto con quest’opera – e che è riuscito a vincere – nei panni di Chénier; insieme a lui la moglie, la bella e bravissima Anna Netrebko; Luca Salsi nel ruolo di Carlo Gérard.
Tradizionale ma molto elegante la regia di Mario Martone che fa esprimere ogni personaggio secondo la propria dinamica interiore.
Nove minuti di applausi per una “prima” che resterà nella storia: la Scala si conferma un grande teatro che crede nelle tradizioni e nel proprio essere cultura presente; un gesto di riconoscenza al nostro concittadino Luigi Illica che, forse, poco Piacenza si ricorda di lui!
Maria Giovanna Forlani