Telefono Rosa risponde a Cugini: “Il centro antiviolenza sopravvive con 5mila euro al mese, è forse sufficiente?”

“L’appello del 6 Maggio 2017 S.O.S.TENIAMOCI del Centro antiviolenza Telefono Rosa Piacenza, indirizzato a TUTTI I CANDIDATI Sindaco 2017, ai fini del riconosciuto di un lavoro ventennale del quale, pensiamo, il nostro territorio potrebbe andare veramente fiero, si sta trasformando in una ridda di dichiarazioni economiche nelle quali non volevamo certo entrare. A questo punto però ci sentiamo in dovere di evidenziare ai cittadini, per dovere di chiara informazione, alcune distrazioni nell’analisi economica nel Comunicato Stampa pubblicato sul sito del Comune – Assessorato al Welfare – e largamente diffuso”. Così il coordinamento di Telefono Rosa risponde all’assessore Stefano Cugini che aveva sostenuto di aver sempre supportato l’attività dell’associazione. Telefono Rosa ha effettuato una precisa rendicontazione dei fondi ricevuti negli anni, ricerca che noi pubblichiamo integralmente. Ma la denuncia degli attivisti è chiara: “L’Amministrazione ha deciso che il Centro antiviolenza dovrà sopravvivere con 5.000 euro al mese gestendo 17 posti in accoglienza per donne e bambini e una sede dove vengono accolte mediamente 300 donne all’anno con colloqui multipli. Dire che non sono sufficienti ci pare ovvio”.

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I dati della ricerca di Telefono Rosa

Fino al 2014 il Centro antiviolenza è costato al Comune di Piacenza 13.000 euro all’anno con il quale si pagava affitto Sede, affitto Struttura protetta aperta autonomamente nel 2008 e mantenuta grazie a progetti con la Fondazione Piacenza e Vigevano, bollette ecc. Nella struttura protetta ha accolto 13 donne e 11 minori. Fino al 2014 sostenute c.a. 1.900 donne vittime di violenza con colloqui e/o telefonicamente solo in modalità volontaria.

Nel 2015 il Dipartimento Statale Pari Opportunità, attraverso le Regioni, ha messo a disposizione dei COMUNI SEDI DI CENTRI ANTIVIOLENZA, importanti finanziamenti stanziati per il sostegno e il potenziamento di detti Centri al fine dell’adeguamento alla Convenzione di Istanbul. Lo Stato promette FONDI anche per gli anni successivi. Elargisce ai Centri riconosciuti tali, un finanziamento anche per l’anno 2014 e a Telefono Rosa Piacenza vanno direttamente 11.246 euro, sempre passati al Comune che poi li versa all’Associazione.

Ai fini dell’ampliamento dovuto, a Piacenza vengono destinati, 97.917,48 euro – vedi delibera R.E.R. – che affida il capitale al Comune il quale ne destina una parte all’adeguamento richiesto delle ore di apertura della Sede del Centro e una parte all’implementazione da 5 a 17 posti per l’accoglienza protetta- Vedi delibera del Comune del 22.07.2015 n. 256. Vengono sottoscritte 2 Convenzioni – con Comune e con Asp destinataria di appartamenti da parte della Fondazione Piacenza e Vigevano messi a disposizione per l’ampliamento. Le convenzioni scadranno il 31 Dicembre 2015 cioè rimangono in vita pochi mesi, giusto il tempo COPERTO DA TALI FINANZIAMENTI STATALI.

Le Operatrici di Telefono Rosa si impegnano in un lavoro enorme per strutturare al meglio questo cambiamento e per spendere al meglio, in poco tempo, una grande cifra.

L’investimento è stato quindi coperto in toto con i FONDI STATALI che ci è stato “passato” (notare che molti centri della R.E.R. ricevono direttamente i fondi senza intermediari) per un totale di 85.000,00 euro – rateizzato su rendicontazione – si evidenzia sull’estratto conto il fido bancario di 20.000,00 euro indispensabile per far fronte alle spese anticipate.

Altri fondi STATALI tra i quali quelli destinati ai 2 Distretti provinciali sono stati investiti nella Formazione sul territorio per un totale di 32.539,00 c.a. alla quale hanno, in parte, partecipato anche nostre operatrici professioniste (voce gestita direttamente dal Comune e/o Asp).

Nel 2016 non essendoci “aria” di nuovi fondi statali, il Comune chiede di avanzare una richiesta scritta per i finanziamenti di Gennaio e Febbraio 2016 per la Sede. Ci vengono allora accreditati 5.200 euro dopo di che rendiamo evidenti sull’estratto conto pubblicato su nostro sito, i versamenti “a goccia” effettuati, ai fini della nostra sopravvivenza, da ASP Città di Piacenza sia per la Sede che per le Strutture Protette per tutto il 2016.

Con ASP è stata sottoscritta una CONVENZIONE per l’anno 2016.

Per ora (a metà Maggio) nessuna Convenzione in essere!

Nel 2017 la Regione ha reso noti i nuovi finanziamenti e a Piacenza sono stati destinati circa 88.000 euro per gli anni 2017 e 2018 (riferito dalle nostre Referenti) quindi 44.000 all’anno. Visto quindi che 44.000 euro sono pensati per il 2018, vista la rateizzazione alla quale siamo assoggettate, potranno servire per coprire parte del “BUCO ECONOMICO” di ASP per i versamenti effettuati a nostro favore del 2016.

Il proseguo del Servizio Reperibilità in Emergenza (in orari e giorni di chiusura del Centro) con numero dedicato alle forze dell’ordine e ai Presidi ospedalieri, al quale rispondono con pronto intervento Operatrici del Centro, è garantito per il 2017 da FONDI REGIONALI con Progetto del Comune di Piacenza per circa 20.000 euro.

Formazione negli Istituti Superiori per l’anno 2017, coperto con FONDI REGIONALI con progetto di Telefono Rosa Piacenza con l’Università Cattolica Sacro Cuore per c.a. 10.000 euro.

L’Amministrazione ha quindi deciso che il Centro antiviolenza dovrà SOPRAVVIVERE con 5.000 euro al mese gestendo 17 posti in accoglienza per donne e bambini e una sede dove vengono accolte mediamente 300 donne all’anno con colloqui multipli. Dire che non sono sufficienti ci pare ovvio.

E’ vero che nel 2017 abbiamo ricevuto GIA’ 15.000 euro ma: 4.300 da ASP a FEBBRAIO per le strutture protette e 11.700 da ASP al 9 di Maggio 2017. Il versamento di 10.700 è giusto arrivato da ASP su sollecito S.O.S.TENIAMOCI inviato il 5 di Maggio 2017 alle nostre referenti ASP E COMUNE.

Si prega notare che il Centro, nel frattempo, avrebbe dovuto accantonare il fondo statale 2014 di 11.246 euro, i 13.000 gentilmente donati dal Comune per il 2014, il 5 per mille, donazioni importanti pubbliche e private, MA ha rimesso il piccolo “tesoretto” personale in questo gioco di rimborsi ritardati e non ha neppure accantonato, di conseguenza, il FONDO T.F.R. obbligatorio per le Operatrici.

Abbiamo un credito di c.a. 24.000 euro + 3.700 da un Distretto. Le “punte” di accoglienza di 18-20 utenti tra donne e bambini nei mesi invernali ci hanno fatto sforare da quanto stabilito mensilmente dai nostri Referenti (V. CONTABILI BANCA).

E’ vero, abbiamo vinto un Bando nazionale del D.P.O. per l’implementazione di offerte da parte del Centro antiviolenza, dichiarato FATICOSO nel detto Comunicato Stampa, (altri 41 Comuni italiani si stanno sobbarcando questa fatica..). Il primo al quale partecipiamo con progetto redatto da noi. Abbiamo condiviso con il Comune e con i Distretti questo progetto che costerà, ad OGNUNO, c.a. 3.750 euro (a noi 3.000 perché 750 dovuti dal C.I.P.M.). Non abbiamo potuto gestire come capo-cordata il Progetto perché impossibilitate a chiedere fideiussione bancaria e il Comune ha, gentilmente, fatto da capo-fila del Progetto. Con questo Progetto abbiamo garantito e stiamo svolgendo: corsi di recupero scolastico per c.a. 10 bambini – corsi di recupero linguistico per c.a. 8 donne – corso di sartoria e modellistica per c.a. 8 donne con tentativo di trasformazione in attività professionale – sostegno alla genitorialità – percorsi psicologici – gruppi di auto mutuo aiuto – laboratori ludici per i bambini/e (li abbiamo portati anche a teatro) – fondo per l’autonomia economica attraverso tirocini e corsi professionali – fondo per sostegno spese tickets, spese farmaceutiche e primi sostegni per i nuclei che escono dalle strutture protette ecc. il tutto in appoggio a spese che solitamente vanno in carico ai Servizi Sociali. Il problema ulteriore è che non è arrivato ancora l’acconto da parte dello Stato e quindi, non avendo SOLDI NOSTRI per anticipare le spese, ci stiamo arrabattando per proseguire nelle azioni previste.

Ora la questione è questa: i Centri antiviolenza NON ESISTONO grazie ai FONDI STATALI i quali (vedi Decreto D.P.O.) devono invece essere utilizzati per SOSTENERE ED IMPLEMENTARE le azioni dei Centri e non per MANTENERNE LE NORMALI ATTIVITA’. I Centri antiviolenza storici, tra i quali TELEFONO ROSA PIACENZA, riconosciuti tali dalla R.E.R., lavorano grazie a Convenzioni e ad investimenti territoriali che ne riconoscono il valore e che pertanto garantiscono un proseguo di lavoro importante senza distrazioni da continui stress per il pagamento delle Operatrici (3 a part-time) o per pagare le bollette con soldi personali. Siamo cittadine e comprendiamo le problematiche economiche dei Comuni. Una scelta però, a questo punto, deve essere fatta a costo di risultare impopolari: si vuole che a Piacenza prosegua il lavoro del Centro antiviolenza che possa sostenere in affiancamento le donne vittime di violenza con o senza figli minori, oppure no? Il territorio decide di investire nelle questioni femminili oppure no?

Infine, esauste perché anche questo dedicato è tempo volontario, diciamo al gentile Assessore Stefano Cugini: “Noi Operatrici e Volontarie del Centro antiviolenza Telefono Rosa Piacenza ricordiamo che la violenza contro le donne è un problema serio! Non è certo per NOI CHE CHIEDIAMO SOSTEGNO MA PER LE DONNE E I BAMBINI/E CHE A NOI SI RIVOLGONO e loro, purtroppo, non si possono rendere riconoscibili per RINGRAZIARE NESSUNO!

Noi invece un “Grazie” lo avremmo gradito! anche una sola volta! un riconoscimento del lavoro faticoso, delicato e a volte anche pericoloso, che cerchiamo di svolgere con coscienza ma soprattutto con professionalità conquistata con anni di formazione in giro per l’Italia rosicchiato dalla nostra vita fatta di famiglia, lavoro, gioie e dolori come tutte le cittadine normali. I 17 posti letto non sono solo letti ma dentro ci sono bambini (a volte con malanni) e donne con le quali ci relazioniamo ogni giorno e nelle quali cerchiamo di rafforzare quelle doti, quel sapere e quella stupenda forza che sappiamo appartenere ad ognuna di loro! Le 320 donne seguite nel 2016 non sono solo schede cartacee ma racchiudono colloqui di riflessione condivisa, di valutazione del rischio, di proposte di possibilità di riscatto sempre mettendo al CENTRO “LEI” con le sue paure, le sue potenzialità e la sua storia personale.

Un forte GRAZIE! invece lo dobbiamo a chi, anche solo con un sorriso, ci ha gratificate unendosi a noi il 6 Maggio scorso – Comitato “Non una di Meno” – CIGL SPI – e tutte le ALTRE E TUTTI GLI ALTRI PRESENTI e a chi ci ha inviato la sua solidarietà!!! Ma soprattutto GRAZIE alle donne che hanno fiducia in noi.

Per approfondimenti, a supporto di quanto dichiarato nel presente comunicato, si rimanda al sito dell’Associazione www.telefonorosadonnepc.it.