Dare “stabilità alle deroghe fino ad ora concesse e, in particolare, alle date di raccolta del Tuber aestivum (scorzone, ndr) nel territorio provinciale di Piacenza, nel caso prevedendo anche il fermo di quindici giorni, dal 31 agosto al 14 settembre, così come previsto dalle norme più restrittive fino ad ora applicate in quel territorio”. E’ quanto auspica in un’interrogazione alla giunta Giancarlo Tagliaferri (Fdi).
Il consigliere suggerisce anche alla giunta se “per dirimere la questione delle deroghe al calendario di raccolta del tartufo in provincia di Piacenza la Regione ritenga di finanziare uno studio, affidandone la realizzazione, ad esempio, all’Università Cattolica”. Il consigliere di opposizione stigmatizza le “gravi accuse” mosse nei giorni scorsi a mezzo stampa, dal Crater (Coordinamento regionale associazioni tartufai Emilia-Romagna) nei confronti dell’associazione nazionale Tartufai italiani di Piacenza, dell’Università Cattolica e della Regione sulla deroga del Calendario che consente la raccolta del Tuber aestivum nel piacentino oltre il limite del 31 luglio, “fissato- ricorda Tagliaferri- dalla legge regionale n. 24 del 1991”; una critica, quella del coordinamento, che “stupisce maggiormente” anche perché lo scorso anno la stessa associazione aveva richiamato “l’esigenza di posticipare la chiusura della raccolta per la medesima specie e per le sole zone di collina, al 15 agosto” su tutto il territorio regionale, “cosa peraltro concessa dalla Regione dopo aver consultato nel merito la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, come si evince testualmente dalla risposta fornita dall’Assessore Simona Caselli all’atto ispettivo 4901”.
Tagliaferri intravvede nella diatriba tra il livello regionale e quello provinciale piacentino delle associazioni di tartufai la nascita della consulta regionale per la valorizzazione e la tutela del tartufo: “Probabilmente, proprio questo evento ha portato all’accendersi dello scontro fra associazioni sopra descritto”; e conclude che “rimettere la decisione su eventuali deroghe ad organi composti dalle rappresentanze delle associazioni non pare certamente la soluzione più saggia, meglio sarebbe affidarsi alle evidenze scientifiche che soltanto un approfondito studio universitario potrebbe offrire”.