Tommaso Foti, presidente del Gruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale nell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, lo chiede in un’interrogazione dove riporta, rivisitandolo, l’incipit di un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Tempo il 28 luglio scorso, che fa riferimento alla strage della stazione di Bologna, avvenuta appunto il 2 agosto 1980. Nell’editoriale il direttore del quotidiano chiede se non sia giunto il momento di desegretare quei documenti “tenuti ancora incredibilmente sottochiave” che “stravolgerebbero la verità giudiziale passata in giudicato” sulla strage, svelandone finalmente il “legame con il terrorismo palestinese”.
“I motivi della lunga ricerca che ho condotto, e trasformato in interrogazione, su una miriade di documenti che confermano la tesi della pista palestinese – commenta Foti – ha come obiettivo non solo di ristabilire la realtà storica, ma anche di invitare i cultori della memoria della strage ad uscire una volta per tutte dalla retorica del ricordo, travisato per ragioni sempre meno oscure, per restituire alla città, così segnata dal tragico evento, i motivi veri di tanto dolore. Come si legge nell’articolo del Tempo citato, ‘a distanza di tanti anni, oggi che il regime di Gheddafi si è dissolto nel nulla e molti dei protagonisti politici italiani dell’epoca sono passati ad altra vita’ che motivi sussistono per tanta segretezza? O dobbiamo pensare che non ci sia il coraggio, anche dopo 37 anni, di rompere la cortina di silenzi e depistaggi che hanno coperto quella strage?”. Foti fa riferimento anche all’iniziativa organizzata per domani, 2 agosto, dall’Assemblea legislativa, in collaborazione con l’Associazione dei famigliari delle vittime: si tratta di un “cantiere di narrazione popolare” in diversi luoghi della città, dove 85 persone racconteranno la storia delle 85 vittime.
“Sarebbe interessante, questa una delle mie richieste, – incalza Foti – se tra i narratori improvvisati, magari davanti all’Hotel Centrale, ci fosse anche il terrorista Thomas Kram a svelare finalmente i retroscena dell’attentato e i motivi della sua presenza a Bologna nella notte fra l’1 e il 2 agosto 1980, dopo la prima versione, quella rilasciata tramite un’intervista al Manifesto, poi smontata con una semplice verifica dell’orario ferroviario, e la seconda, quella resa al magistrato, che la considerò priva di riscontri oggettivi”.
“Ma di più – prosegue Foti – chiedo al presidente della Giunta, Stefano Bonacini, di sollecitare il Presidente del Consiglio Gentiloni perché a 37 anni dalla strage sia rimosso il segreto di Stato da quegli atti che possono contribuire a far luce su quel periodo buio della nostra storia e perché gli stessi atti, dopo essere stati desegretati, vengano declassificati in modo che l’opinione pubblica possa venire a conoscenza del reale contenuto degli stessi”.
“A fronte di tutti i documenti già noti, commentati e studiati, a fronte dei saggi scritti da autorevoli autori e a fronte delle interviste su questo tema pubblicate dalla stampa, come quella rilasciata al Corriere della Sera dal Presidente Francesco Cossiga l’8 luglio 2008, in cui asseriva che ‘la strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della ‘resistenza palestinese’ che, autorizzata dal ‘lodo Moro’ a fare in Italia quel che voleva purchè non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo’, – conclude Foti – oggi è possibile ricostruire una parte sostanziale della verità, anche se, come si vede, si preferisce glissare e sorvolare cercando di sviare l’attenzione e coprire tutto sotto il manto della ricorrenza celebrativa”.