“The last king”, l’ultimo re. Così si faceva chiamare Adama Compaore, 26enne originario del Burkina Faso, che con minacce e violenze teneva in scacco i suoi giovanissimi acquirenti, consumatori di droga. Una vera mina vagante, 22 denunce sulle spalle e tre arresti per reati che vanno dal furto allo spaccio di droga, passando per il suo status di clandestino. Un pusher che si era creato un vasto giro di clienti, la maggior parte dei quali minorenni e studenti al polo Mattei di Fiorenzuola: lì, infatti, aveva fissato il suo impero, creando un aurea di terrore, paura e quindi omertà tra gli allievi, elementi che hanno reso particolarmente difficile questa indagine. Solo la pazienza e la professionalità dei carabinieri di Fiorenzuola e la sensibilità del corpo docente hanno permesso di arrestare l’individuo. Ma andiamo con ordine. Era il 21 febbraio 2017 quando uno studente di 15 anni è rientrato in classe dopo la ricreazione traumatizzato e visibilmente scosso. L’insegnante di turno ha provato a indagare ma nulla, dalla bocca del giovanissimo non è uscita alcuna parola. A un certo punto, però, il professore ha notato all’esterno della scuola il 26enne del Burkina Faso intento a minacciare con gesti, attraverso la finestra, proprio il 15enne seduto al proprio banco. La situazione ha spinto il docente a chiamare il 112. I militari sono giunti sul posto e hanno chiesto delucidazioni all’alunno il quale, solo dopo innumerevoli insistenze, ha deciso di raccontare i retroscena di quanto accaduto quella mattina. Lui e un amico di 17 anni entrambi extracomunitari, poco tempo prima, avevano deciso di acquistare marijuana dal 26enne: avevano fatto i loro conti e avevano scelto di acquistare un quantitativo di droga proporzionale alle finanze a loro disposizione in quel momento. Il pusher, però, li aveva convinti a comprare una quantità di stupefacente maggiore chiedendo nel frattempo solo un acconto: “Datemi i soldi che avete, il resto me lo darete tra qualche giorno”. Peccato però che i 30 euro di debito si sono presto trasformati in 50 euro, una cifra che per due minorenni si è rivelata ben difficile da coprire. E’ a quel punto che sono iniziate le minacce. Prima lo spacciatore si è recato a casa del 17enne e lo ha costretto a consegnare il telefono cellulare del valore di 350 euro: “Te lo restituirò quando mi pagherai”. In seguito si è “occupato” del 15enne, proprio quel famoso 21 febbraio. Durante la ricreazione il malvivente si è avvicinato al giovanissimo cliente, lo ha bloccato con la forza e gli ha strappato dalle tasche il portafogli contenente 20 euro, il telefono cellulare del valore di 100 euro e una sigaretta elettronica. Una volta terminato l’intervallo aveva continuato a minacciare e intimorire il 15enne attraverso la finestra della classe. Il quadro era chiaro, ma trovare lo spacciatore si è rivelata un’impresa. Compaore, infatti, non usava mai il cellulare per i suoi affari, quindi nessuno dei suoi clienti aveva il suo numero di telefono. Inoltre aveva creato un clima intimidatorio che aveva portato gli studenti del plesso scolastico a essere letteralmente terrorizzati da lui, motivo per cui nessuno degli studenti, inizialmente, ha accettato di parlare con i carabinieri. Anzi, qualcuno di loro, addirittura, avrebbe informato il 26enne dell’indagine in corso, elemento che ha spinto lo spacciatore a scomparire nel nulla. Clandestino e solito a trascorrere le giornate tra Parma, Piacenza e Milano, il giovane era di fatto un fantasma. Tutto ciò che i carabinieri di Fiorenzuola potevano fare era continuare a interrogare i giovani studenti: solo con tanta pazienza i militari sono riusciti a penetrare quella coltre di omertà e paura, ottenendo finalmente informazioni utili sulle abitudini del ricercato. Dopo qualche giorno il 26enne è stato rintracciato nei pressi di Borgo Faxhall: in tasca, guarda caso, aveva 10 grammi di marijuana e una borsa schermata solitamente utilizzata dai taccheggiatori per nascondere ai detector la merce appena rubata. Il 9 maggio lo straniero è stato finalmente raggiunto dalla misura di custodia cautelare in carcere, eseguita sabato scorso. Ora si trova alle Novate con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, reati aggravati dall’età minore delle vittime. Analizzando la droga solitamente smerciata dall’arrestato è emerso che ciò che i ragazzini fumavano era in realtà marijuana inzuppata di ammoniaca: un mix in grado di aumentare il peso delle dosi (e quindi il guadagno) offrendo allo stesso tempo uno sballo maggiore e molto dannoso per la salute.
Nella foto di copertina il pm Roberto Fontana, il comandante dei carabinieri di Fiorenzuola Emanuele Leuzzi e il brigadiere Davide Calestani che si è occupato dell’indagine.