In Emilia-Romagna, secondo i dati ufficiali aggiornati a novembre 2015, sono presenti 3.077 persone di etnia Rom e Sinti (lo 0,067% della popolazione regionale, di cui 1.081 minori, ovvero il 35,13%). La quasi totalità ha la cittadinanza italiana (95,9%). Vivono in 182 tra campi e aree (82 pubblici e 100 privati). I campi considerati di grandi dimensioni (ospitanti da 71 a 130 persone) sono 6, 8 quelli che ospitano da 41 a 70 persone. Quelli più piccoli (massimo 40 persone), perlopiù privati, sono 160. Le province con il maggior numero di campi e aree sono Reggio Emilia (76 insediamenti per 1295 persone), Bologna (29 insediamenti per 509 persone), Modena (35 insediamenti, 585 persone), Piacenza (9 insediamenti, 180 persone) e Rimini (14 insediamenti, 197 persone). Dal 2003 al 2012, le persone inserite dai Comuni negli alloggi hanno raggiunto una quota considerevole: 568 in 123 appartamenti.
Chiudono i grandi campi, via libera alle micro aree per le comunità Rom e Sinti
L’obiettivo è quello di superare i campi nomadi di grandi dimensioni. L’alternativa, proposta dalla Regione, è quella di creare microaree pubbliche e private, queste ultime autofinanziate dai nuclei che si insediano, o agevolare la scelta di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato o quelli popolari in presenza dei requisiti). Dei 9 progetti che vanno nella direzione indicata dalla Regione Emilia-Romagna, 7 sono stati finanziati dalla Regione stessa nell’ambito del bando, rispettivamente presentati dai Comuni di: Modena, Carpi (Mo), Camposanto (Mo), Bologna, Casalecchio di Reno (Bo), Rimini e dall’Unione di Comuni della Romagna Faentina (Ra). Il bando approvato dalla Giunta (per un investimento di un milione di euro), attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti (16 luglio 2015, n. 11).
“Come avevamo deciso a inizio mandato, con questo ultimo finanziamento regionale, legato alla legge sui Rom e Sinti abbiamo inteso promuovere il superamento dei grandi campi e, laddove possibile, il trasferimento di queste comunità in aree molto piccole oppure in abitazioni, così come alcuni comuni hanno già cominciato a fare.” Commenta così la vicepresidente e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini, il provvedimento della Giunta.
“Auspichiamo davvero di diminuire le tensioni e il degrado che spesso si accompagnano ai grandi campi e di favorire situazioni di abitazione gestibili, in cui i costi e i doveri di manutenzione sono interamente nelle mani degli abitanti.”
I progetti presentati dai Comuni e dalle Unioni riguardano la realizzazione di micro-aree familiari pubbliche, anche attraverso l’acquisto di terreni nell’ambito del territorio comunale, o interventi volti all’adeguamento delle microaree già esistenti: per queste azioni la Regione ha messo a disposizione 700 mila euro in conto capitale. Altri 300 mila euro sono invece previsti per gli interventi in spesa corrente quali il supporto economico per l’accesso o la gestione delle nuove soluzioni abitative, la mediazione sociale e dei conflitti, forme di sostegno sociale ed educativo dei nuclei familiari Rom e Sinti interessati dalle transizioni (ad esempio la scolarizzazione, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo). Ogni progetto ammesso a contributo viene finanziato per l’80% del costo complessivo, con un limite di 250 mila euro per gli interventi in conto capitale e di 70 mila euro per gli interventi di spesa corrente.