Commento razzista su facebook dell’ex direttore sanitario Silvia Pantano, bufera

Venturi e Baldino contro Silvia Pantano, Venturi radiato dall'ordine dei medici

“Quanto scritto da Silvia Pantano, ex medico dell’Azienda Usl di Piacenza, è inaccettabile. Parole pubblicate, per di più, nel Giorno della Memoria. Un commento che offende profondamente tutti noi, e che non può in alcun modo essere associato al sistema sanitario regionale e a chi vi lavora”. Così Sergio Venturi, assessore alle Politiche per la Salute della Regione, in merito al messaggio pubblicato da Pantano sul proprio profilo Facebook. Commento in cui la dottoressa si presenta come “direttore di Distretto presso l’Azienda Usl di Piacenza”, quando invece è in pensione da diversi anni.

Il commento su facebook

Radio Sound

Il riferimento è a un commento di Pantano a corredo di un post di Enrico Mentana. Il giornalista aveva postato la notizia di Anszou Cissé, calciatore senegalese di 19 anni espulso dal Cara di Castelnuovo. Pantano scrive: “Il bestiame non viaggia su pullman superlusso”. Un commento che ha scatenato la bufera, per due motivi. Il tono del commento e perché Silvia Pantano, sul suo profilo facebook, si presenta come “direttore di Distretto presso l’Azienda Usl di Piacenza” nonostante sia in pensione.

Interviene l’Ausl di Piacenza

Ed è lo stesso direttore generale dell’Ausl di Piacenza, Luca Baldino, a fare chiarezza sulla posizione lavorativa di Pantano, annunciando di avere già posto la questione in mano ai legali.

“Ci dissociamo totalmente da quanto scritto da Silvia Pantano – afferma Baldino – il suo commento è profondamente ignobile e offensivo e i suoi contenuti ledono la dignità e la professionalità di tutti i nostri operatori. La dottoressa, che si qualifica impropriamente come dipendente di questa azienda, non è più direttore di distretto da oltre 10 anni. Inoltre ha cessato la propria attività nel luglio 2011. Ho dato mandato ai nostri legali di valutare le azioni da intraprendere: a tutela dell’immagine del Servizio sanitario regionale e di quello dell’Azienda stessa”.

“Provo disgusto come persona- rimarca Venturi-, perché reputo intollerabile l’utilizzo di termini ignobili nei confronti di un altro essere umano. E come medico, perché certe parole sono incompatibili con l’etica che contraddistingue la nostra professione, anche quando non la si esercita più. Infine, come assessore: sono a capo di un Servizio sanitario regionale dove il diritto alla cura è al primo posto ed è garantito a chiunque, di qualunque origine o provenienza sia”.