La guardia di finanza di Piacenza ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare (arresti domiciliari) nei confronti di un funzionario del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di un imprenditore piacentino, con l’accusa di corruzione, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e sostituzione di persona. Altre tre persone sono state denunciate a piede libero. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ornella Chicca e sviluppate dai militari del nucleo di polizia tributaria attraverso intercettazioni, perquisizioni e sequestri di documentazione eseguiti sia presso il Ministero del lavoro a Roma sia presso la società piacentina e ascoltando numerose persone informate sui fatti, hanno fatto emergere un articolato sistema di illegalità in materia di controlli e sicurezza nei luoghi di lavoro, a discapito della salute dei lavoratori e dell’utenza.
Secondo la normativa sulla sicurezza, l’imprenditore che deve sottoporre le proprie attrezzature a verifiche periodiche volte a valutarne lo stato di conservazione ed efficienza, può rivolgersi, tramite Inail e Asl, a soggetti privati e loro tecnici, che devono tuttavia essere abilitati – previa istanza e previo possesso di requisiti stabiliti dalla legge – da una commissione appositamente istituita presso il citato dicastero.
La società piacentina investigata appartiene a questa categoria di soggetti, essendo preposta all’effettuazione di verifiche periodiche sulle attrezzature di lavoro di una certa consistenza (apparecchiature di sollevamento cose e persone nonché recipienti a pressione quali caldaie, serbatoi per il metano, gpl ed altri combustibili). Nel corso delle indagini i finanzieri hanno accertato che il presidente della commissione, al fine di agevolare e concedere in tempi brevi l’abilitazione alla società incriminata e, di volta in volta, a tutti i tecnici/ingegneri incaricati dalla stessa di effettuare le verifiche suggeriva, o addirittura provvedeva di “suo pugno” alla falsificazione dei curricula dei tecnici stessi, mediante l’inserimento di patrimoni culturali ed esperienze professionali mai effettivamente conseguite. In particolare, sono stati alterati curricula di ingegneri aspiranti verificatori, mediante l’aggiunta di copiose verifiche mai effettuate. L’incremento del bagaglio culturale e professionale era infatti requisito necessario per ottenere l’abilitazione.
Inoltre il presidente della commissione faceva inserire sedi fittizie alla società in altre regioni del territorio nazionale, sedi che fungevano da meri recapiti o semplici domicili ma la cui “presenza” era garanzia per l’ottenimento dell’abilitazione ministeriale.
Come ricompensa, il funzionario ministeriale avrebbe ottenuto in più occasioni dall’imprenditore piacentino e dai suoi soci, denaro contante, pagamento di soggiorni alberghieri a piacenza presso lussuosi hotel, pagamento di viaggi su treni dell’alta velocità sulla tratta Roma-Milano-Piacenza (e ritorno), buoni benzina nonché l’offerta di pranzi e cene presso svariati ristoranti.
In aggiunta a questi episodi, nel corso delle indagini sono stati rilevati gravi comportamenti da parte del solo imprenditore piacentino e di un suo tecnico dipendente, a spregio della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. I controlli alle attrezzature venivano eseguiti da tecnici (alcuni dei quali non competenti ne’ abilitati) che ne attestavano la regolarità, ma i relativi “verbali di verifica”, redatti successivamente, risultavano sottoscritti falsamente dall’imprenditore e dal suo collaboratore, che non avevano mai visionato l’attrezzatura. Entrambi, infatti, chiedevano ad altri colleghi “la cortesia” di effettuare le verifiche per loro conto, causa “impossibilità di raggiungere i luoghi di lavoro”.