Essere ricoverati in ospedale crea sempre uno stato di disorientamento e di disagio dovuto all’abbandono, sia pur temporaneo, del proprio domicilio. “Il paziente – afferma Simona Montani, coordinatrice di Ortopedia e Traumatologia all’ospedale di Piacenza – ha necessità di compagnia, di poter parlare, di essere rassicurato, di poter riprodurre un clima familiare e umanizzante, di essere aiutato in alcune funzioni e aiutato a interagire con noi sanitari”.
Da tempo, l’Azienda Usl di Piacenza, in base al riconoscimento di condizioni di qualità del servizio offerto, ha autorizzato la presenza accanto al malato di personale di società o ditte specializzate per offrire un servizio di supporto e assistenza non sanitaria in tutte le situazioni in cui non è possibile farsi assistere da un familiare o altra persona di sua fiducia.
“A garanzia dei pazienti – continua l’altra coordinatrice del reparto, Giorgia Balogh – dobbiamo essere a conoscenza di chi rimane al letto del malato soprattutto nelle ore di chiusura dalle visite, ovvero oltre gli orari di “ospedale aperto”, anche per motivi di igiene, di sicurezza sanitaria e di tutela della riservatezza”.
L’Azienda Usl ha quindi predisposto una procedura informatizzata che permette di identificare ogni assistente scelto dal paziente o dalla sua famiglia con la garanzia di conoscenza delle presenze e di valutazione dell’effettiva necessità della stessa e del rispetto dei requisiti di qualità opportuni. Nei prossimi giorni verrà avviata una fase di sperimentazione all’interno del reparto di Ortopedia e Traumatologia di Piacenza.
“Grazie alla nuova procedura – dichiara Maria Gamberini, direttore amministrativo dell’Azienda – sarà possibile integrare e rafforzare l’attuale sistema di accreditamento delle società specializzate con l’identificazione informatizzata del personale di assistenza non sanitaria che rimane al letto del paziente, sia che si tratti di familiare, di persona di fiducia o di personale delle società autorizzate”.
La sperimentazione durerà fino al 15 settembre e, se i risultati saranno positivi, il metodo potrà essere esteso a tutti i reparti di degenza delle strutture ospedaliere piacentine.