Siccità, i sindaci della Valtrebbia: “Niente acqua dal Brugneto? Allora stop allo smaltimento dei rifiuti liguri”

La Val Trebbia ha sete: la crisi idrica sta colpendo la provincia piacentina e, secondo i sindaci, le risposte sono insoddisfacenti. La principale imputata è la diga del Brugneto, l’invaso di 25 milioni di metri cubi da tempo oggetto di contesa tra Genova e Piacenza. Così i primi cittadini di Bobbio, Corte Brugnatella, Ottone, Rottofreno, Travo, Calendasco, Cerignale, Coli, Gossolengo, Gragnano, Rivergaro e Zerba, in una conferenza stampa congiunta hanno annunciato d’aver recapitato una lettera alla Prefettura di Genova, alla Regione Liguria, alla Provincia di Genova e al Comune di Genova, per richiedere «un rilascio immediato e adeguato di acqua dalla diga del Brugneto» e ridare ossigeno al fiume Trebbia e al tessuto economico che da esso dipende.

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La risposta del Presidente della Liguria, Giovanni Toti, però non è risultata soddisfacente: «Non è possibile assentire ulteriori rilasci senza mettere a rischio l’approvvigionamento idropotabile del comune di Genova, dei comuni limitrofi all’invaso e della zona costiera ligure fino al comune di Recco, i cui acquedotti vengono alimentati dall’invaso del Brugneto». Giampaolo Maloberti, promotore dell’iniziativa, memore della «disponibilità che due anni fa Piacenza dimostrò accettando di smaltire i rifiuti genovesi a Borgoforte», ha dichiarato: «Se i genovesi non decideranno di rilasciare più acqua a Piacenza, invitiamo la politica piacentina a smettere di smaltire i loro rifiuti nel nostro inceneritore di Borgoforte». «I 4 milioni di metri cubi d’acqua rilasciati verso il piacentino dalla diga del Brugneto non bastano – hanno proseguito i sindaci -. La soluzione passa andando nel senso dell’ordine del giorno approvato in Provincia nel 2013. Genova necessiterebbe di 1 milione di metri cubi d’acqua al mese, quindi – anche se non piovesse per un anno intero – trattenendo nella diga 12 milioni di metri cubi d’acqua il fabbisogno sarebbe garantito e potrebbe defluirne di più verso il piacentino». «La diga si trova nel genovese, ma il deflusso naturale di quel corso d’acqua è la Val Trebbia – ha motivato Pasquali, sindaco di Bobbio e rappresentante del Consorzio di Bonifica -. La sponda sinistra del fiume è quella che soffre maggiormente. I genovesi smettano di opporsi».

La volontà è quella di mettere da parte i campanilismi e convergere su una posizione univoca: «Non fermiamoci, portiamo avanti questa campagna!», ha esortato Mazzocchi, vicesindaco di Travo. Non è mancato il sostegno dell’amministrazione di Rivergaro, con il sindaco Albasi: «L’agricoltura è la vita della nostra Valle. Viviamo un paradosso estremo: in autunno con l’ansia delle piogge, in estate con la siccità. Speriamo che questo grido d’allarme venga finalmente raccolto». Il sindaco di Rottofreno Veneziani desidera che a far chiarezza siano i numeri: «Gli organi competenti specifichino, una volta per tutte, la quantità d’acqua di cui necessita il territorio genovese dalla diga del Brugneto, affinché si possa formulare un nuovo accordo che soddisfi la Val Trebbia. Il Presidente della Liguria deve capire che quei 4 milioni di metri cubi garantiscono una sopravvivenza ordinaria, non certamente una soluzione all’attuale crisi». Il consigliere Bellocchio di Corte Brugnatella trova «insensato che l’approvvigionamento della vallata sia in mano a una diatriba tra due regioni. Il Ministero prenda in mano la situazione». «A Zerba ho firmato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua se non a fini potabili», ha spiegato con rammarico il sindaco Borré, «purtroppo l’emergenza si fa sentire, perciò risulta fondamentale la costruzione di nuovi invasi». Il sindaco di Ottone Beccia ha aggiunto: «Il turismo ittico del nostro paese ne risente: abbiamo dovuto contattare dei tecnici per verificare le condizioni di vivibilità delle trote. Concordo: serve un nuovo invaso di natura strategica, oltre ai rilasci dalla diga del Brugneto».

Questo comitato composto dai sindaci della Val Trebbia ha intenzione di riunirsi in modo permanente (come richiesto dal sindaco di Rivergaro), nonché stabilire un contatto diretto – attraverso Giampaolo Maloberti – con la Regione Liguria: «Vogliamo incontrare il Presidente della Liguria, Giovanni Toti. La crisi idrica imperversa, non possiamo più attendere».