Tre i punti nodali affrontati da un consigliere di Fdi-An, in un question time, a fronte della crisi idrica che sta colpendo, in particolare, l’area piacentina. Il consigliere chiede in primo luogo che si arrivi a un diverso metodo di calcolo del Deflusso minimo vitale del torrente Trebbia e vuole sapere quale sia lo stato di avanzamento della pianificazione finalizzata alla realizzazione di bacini di accumulo e dei laghetti aziendali previsti nel Piano di conservazione dell’acqua irrigua derivata dal torrente Trebbia. Nel testo, il consigliere richiama anche l’annosa e indifferibile necessità di ridefinire, insieme alla Regione Liguria, la concessione di derivazione d’acqua dalla diga del Brugneto, prima della scadenza effettiva della concessione (2024) così da poterne regolare i rilasci sulla base di un’attenta pianificazione. “Non è sbagliato – conclude – dichiarare l’emergenza idrica, ma è certo che non si può rispondere a chi chiede acqua di aspettare il ministro”.
La Regione, con il Piano di tutela delle acque, – replica l’assessore alla Difesa del suolo – ha stabilito, secondo precise norme, i valori del Deflusso minimo vitale (DMV) di riferimento per tutti i corpi idrici naturali o fortemente modificati presenti sul territorio: l’applicazione del DMV è quindi obbligatoria. Quelli fissati – aggiunge – sono comunque valori di ‘riferimento’ e sono possibili sperimentazioni per individuare valori specifici per la sezione d’interesse. Ogni utenza, quindi, compreso il Consorzio di bonifica di Piacenza, può presentare uno studio per la sperimentazione da sottoporre alla Regione: sono infatti già in essere incontri per avviare progetti sperimentali sul Trebbia. Per quanto riguarda i rilasci dal Brugneto, l’assessore ricorda di aver già annunciato nei giorni scorsi che anche per il 2017 è confermato il rilascio di 4 milioni di metri cubi a favore del territorio piacentino, quindi un milione e mezzo in più dei 2,5 milioni stabiliti nel disciplinare di concessione.
Oggi – aggiunge – stiamo affrontando l’emergenza puntando a mettere in campo le misure eccezionali necessarie che solo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale da parte del consiglio dei ministri potrà rendere possibili e con lo stato di crisi decretato dal presidente Stefano Bonaccini e la successiva delibera regionale abbiamo assicurato la possibilità di derogare agli attuali limiti di prelievo dell’acqua. Una volta tornati alla normalità – conclude – sarà fondamentale verificare lo stato di attuazione delle pianificazioni provinciali per una strategia complessiva. “Non c’è una parte della risposta che soddisfi gli interrogativi rivolti alla Giunta”. Questa l’opinione del consigliere di Fdi-An che ribadisce “sono anni che sentiamo parlare di studi e sperimentazioni e non abbiamo più bisogno di risposte evasive o elusive: a problemi sistemici si danno risposte sistemiche”. La questione riguarda una “modalità di gestione dell’acqua che è deprecabile sotto diversi aspetti. Quindi, ben venga lo stato di emergenza nazionale, ma non è possibile che ogni anno dobbiamo affrontare lo stesso problema, che sarebbe risolvibile se affrontato strutturalmente”.