“L’Italia è all’avanguardia nella crisi europea» lo ha detto Carlo Lottieri (docente di filosofia politica a Siena e Lugano) che – alla Tenda Apih dei Giardini pubblici di Gorizia, nell’ambito della XIII edizione del Festival èStoria – ha dialogato con il giornalista de “Il Piccolo” Piercarlo Fiumanò e con Corrado Sforza Fogliani (vicepresidente dell’Abi) sul tema “Stato italiano e libertà economica”.
“L’Italia ha una spesa pubblica altissima, una altissima tassazione; deficit elevati che portano a un enorme debito». Una situazione non certo salutare anche per gli interessi (ovviamente passivi) che crescono di conseguenza. Ne deriva «che i giovani dovranno pagare la vecchiaia di altri», ha ancora detto il docente”.
Ma Lottieri e Sforza Fogliani erano stati invitati per affrontare un tema più specifico, all’interno di quello fin qui tracciato: quanto lo Stato deve intervenire nell’economia di un Paese, come il nostro, in crisi? «Lo Stato dovrebbe ritirarsi un po’, ridimensionarsi, lasciare più spazio alle attività produttive», ha affermato Lottieri, autodefinitosi “liberale classico”. Non è necessario che gli investimenti li faccia il settore pubblico. Quindi, Lottieri ha citato Aristotele: «Di ciò che è di tutti non si prende cura nessuno». Che fare, dunque? «Ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie. Comprendere chi può investire davvero. Anche se muovere qualcosa in questo Paese è davvero difficile.
Sforza Fogliani si è concentrato sul mercato immobiliare, causa prima della crisi di fiducia. La crisi del mercato immobiliare, in Italia «prosegue dal 2011 ed è appesantita da una forte tassazione nel settore. E si tratta di una crisi che si vuole mantenere per un disegno politico internazionale che vuole che sugli immobili investano non le persone fisiche ma i fondi speculativi. Ed è questo il primo mostro che si deve combattere».