Riceviamo e pubblichiamo la nota di Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari.
Nella sua Relazione all’Assemblea Bankitalia, il tema delle banche di territorio il Governatore Visco l’ha toccato due volte: direttamente (per espresso richiamo) e indirettamente (se si ragiona su un passo riguardante il credito).
Richiamo diretto. Visco, nelle sue Considerazioni, ha sostanzialmente auspicato questo: la realizzazione, fra banche di territorio, di accordi di eventuale reciproco sostegno. Assopopolari appieno concorda e costituendo un’apposita società fra Popolari, la Luzzatti Spa, s’è già messa proprio su questa strada, che consente di valorizzare istituti che si sono sempre distinti nell’erogazione del credito a PMI e famiglie in molte zone d’Italia, invece oggi prive di questo aiuto. Le Popolari continueranno con ferma determinazione su questa strada, forti anche di questo rinnovato appoggio e indirizzo. Al di là, comunque, della Luzzatti Spa, andrà approfondito – sul piano tecnico – la concreta realizzabilità di quel meccanismo di “protezione istituzionale” al quale ha fatto riferimento il Governatore (meccanismo già presente in altri Paesi, “con vantaggi nel calcolo dei requisiti patrimoniali” e come ulteriore passo “verso forme più strette di integrazione”). In questa ottica, andrà in particolare approfondita – sempre sul piano tecnico, e concreto – la possibilità di pervenire a forme di collaborazione bi/trilaterale, fra istituti con eguali caratteristiche e immediate opportunità sinergiche.
Richiamo indiretto. Nelle Considerazioni (molto tecniche, come forse mai prima d’ora per estensione), Visco ha più volte richiamato la situazione delle piccole e medie imprese (da cui, il nostro andare alle banche di territorio, che sempre hanno egregiamente assolto a questo compito peculiare). Una prima volta, il Governatore ha evidenziato che – per l’accesso al credito – “persistono difficoltà per le imprese di minori dimensioni”, oltre che per quelle delle costruzioni. In altro passo della Relazione, il Governatore ha fatto presente che “per rendere più agevole l’accesso al credito delle piccole e medie aziende bisognerà continuare a favorirne il rafforzamento patrimoniale”. Affermazioni, entrambe, con le quali non si può all’evidenza non concordare. Con alcune integrazioni, peraltro.
Anzitutto, infatti, bisogna considerare che molto credito al territorio è scomparso, là dove sono scomparse le banche territoriali (siano esse Cassa di risparmio, Popolari o Casse rurali). Le zone che hanno saputo conservarsi una banca locale è statisticamente provato che non soffrono nel mercato del credito e che la banca locale anche in questi anni ha continuato ad erogare, ed ha erogato, più credito, in assoluta controtendenza nella zona rispetto sia al sistema nel suo complesso che rispetto alle altre singole banche, che hanno invece diminuito il credito (da ultimo, dati Ufficio controllo di gestione Banca di Piacenza). La ragione è chiara: in epoca di crisi, è più difficile fare credito, ed è più difficile ancora per le grosse banche (che guardano i bilanci) mentre le banche di territorio (per questo sono caratterizzate da meno sofferenze) conoscono i loro prenditori ad uno ad uno.
In secondo luogo, andranno considerati (per trarne ammaestramenti) i deleteri effetti –anche di fiducia e di immagine, per le banche di territorio di qualsiasi specie – indotti dalla politica del Governo Renzi (con l’introduzione del bail-in addirittura in via anticipata rispetto ai termini dell’Europa) e dalla sua riforma delle Popolari, delle quali s’è in pratica cercata – senza riuscirvi – la cancellazione. Riforma che ha comunque portato, dove ha operato, alla sostituzione dei precedenti proprietari di tutte le banche trasformate (i risparmiatori) con i fondi speculativi europei e statunitensi (che non vivono in osmosi col territorio ed il suo futuro, ma – al contrario – hanno traguardi di breve durata e di immediato guadagno).
In terzo luogo – sempre a proposito dell’accesso al credito – andrà considerato che la politica italiana contraria alla banche di territorio (e anzidetta) è l’esatto contrario di quanto si fa all’estero e tanto più colpevole in quanto l’Italia è Paese caratterizzato dall’innovazione, e dalla fantasia, proprio delle medie e piccole aziende, in molti settori quasi esclusivamente. Negli Stati Uniti, è ben noto, l’Amministrazione Trump ha recentemente varato proprio provvedimenti a favore delle banche locali (di cui ha riconosciuto l’essenziale importanza), mentre la Germania (astenuta l’Italia!) ha ottenuto per le proprie banche di territorio l’esonero da misure studiate per porsi al riparo da possibili danni delle grandi banche, e ciò anche per quel principio di proporzionalità – principio fondante dell’Ue – che vale per la Germania, ma non per l’Italia. Come per l’Italia sola, si dice che il sistema cooperativo non è idoneo al settore bancario, quando le più grosse banche canadesi e francesi sono proprio cooperative, e quando Usa, Germania e Francia si reggono proprio su una miriade di piccole banche. Tutti temi (per non parlare delle restrizioni al credito che comportano i vari Addendum e simili per gli NPL, nelle loro diverse forme) ai quali non si appassionano le associazioni italiane di rappresentanza delle categorie: aduse (loro e i loro giornali) a ottocenteschi tipi di apodittica protesta ed a considerare nel contempo i problemi del sistema bancario come riguardanti i soli banchieri, quando riguardano invece in ispecie i loro soci.