La Giornata internazionale delle donne ricorre quest’anno come un appuntamento imprescindibile per riflettere sullo stato dei diritti delle donne nel nostro paese e non solo. Quest’anno si terrà, in oltre 40 paesi, il primo sciopero internazionale delle donne. Questo è il momento per tutte e tutti di prendere posizione contro l’oppressione sociale, economica e istituzionale delle donne, e in difesa dei loro diritti fondamentali. In Italia lo sciopero è coordinato dalla rete dei movimenti Nonunadimeno.
In Italia le donne continuano a essere uccise dalla violenza maschile: in Emilia-Romagna, nel 2016 ben 11 donne sono morte uccise dai loro partner ed ex partner. Il femicidio è l’apice di una violenza strutturale contro le donne, che ha molte forme. Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, in occasione di questo 8 Marzo, invita tutte e tutti a considerare la molteplicità e la diffusione della violenza contro le donne, da quella che si manifesta nelle relazioni di intimità alla difficoltà di praticare una interruzione volontaria di gravidanza in un paese dove la percentuale di obiettori di coscienza negli ospedali pubblici è altissima; dalle discriminazioni e molestie sul luogo di lavoro alla mancanza di una educazione alle differenze nelle scuole e in generale di azioni di prevenzione della violenza sulle donne; da una cultura dello stupro che legittima la violenza maschile sulle donne a un immaginario mediatico sessista e misogino, che le ingabbia in stereotipi mortificanti.
La risposta alla violenza è l’autonomia delle donne: i centri antiviolenza devono restare spazi laici e autonomi di donne, e non essere trasformati in “servizi assistenziali”. Uno dei punti di questo sciopero globale delle donne è la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, affinché le donne che subiscono violenza abbiano rapidamente accesso alla giustizia, con misure di protezione immediata per tutte, che siano cittadine o straniere presenti in Italia.
I dati raccolti ci raccontano che sono sempre di più le donne che in Emilia-Romagna scelgono di rivolgersi a un centro antiviolenza. Le donne che si sono rivolte ai 13 centri che compongono il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna in cerca di aiuto nel 2016 sono state 3431, anche quest’anno in leggero aumento rispetto al precedente, in cui gli stessi centri avevano accolto 3353 donne (+2,2%).
Nel corso del 2016, le donne che hanno preso contatto per la prima volta con uno dei centri antiviolenza del Coordinamento regionale, a motivo delle violenze subite, sono state 2552, in aumento rispetto all’anno precedente +5,8% (140 donne). Le donne che hanno continuato un percorso iniziato in anni precedenti nel 2016 sono state 645, un numero pressoché identico a quello dell’anno precedente, il 2015.
Diversamente da quanto accaduto nell’anno precedente, rispetto al 2014, l’aumento del numero complessivo delle donne accolte che hanno subito violenza, che si verifica nel 2016, è dovuto esclusivamente all’aumento delle donne che chiedono aiuto per la prima volta a un centro.
Le donne provenienti da altri paesi nel 2016 sono 949 pari al 38,0%, una presenza in leggero aumento rispetto agli ultimi anni, in cui si era assestata intorno al 36%. Le donne italiane sono 1552 il 62,0%.
Le donne accolte che subiscono violenza con figli/e sono complessivamente 1841, pari al 76,9%, una percentuale del tutto simile a quella del 2015. I figli/e delle donne accolte sono 3169: in media 1,7 figli/e per donna (considerando il gruppo delle donne con figli/e). Fra di essi coloro che hanno subito violenza sono 1738, pari al 54,8%, una percentuale del tutto simile a quella dell’anno precedente, il 2015.
Nel 2016 le donne accolte che subiscono violenze fisiche sono pari al 65,8% (1679 donne); coloro che subiscono violenze psicologiche sono il 92,4% (2357 donne); coloro che subiscono violenze economiche sono il 41,5% (1059 donne); coloro che sono vittima di violenze sessuali sono il 14,1% (360 donne). Percentuali che rimangono pressoché invariate rispetto agli anni precedenti.
Le donne ospitate nelle case-rifugio e nelle altre strutture dei centri antiviolenza del Coordinamento regionale nel corso del 2016 sono state 225, i figli/e 223. Anche quest’anno si registra in entrambi i casi un aumento: + 27 donne, +10 figli/e.
I centri in Emilia-Romagna continuano a essere per moltissime donne uno strumento importantissimo per uscire dalla violenza, oltre a proporsi come luoghi di riflessione teorica e politica, che attivano processi di trasformazione culturale per modificare le dinamiche strutturali da cui ha origine la violenza contro le donne.
In occasione dell’8 Marzo, i centri aderenti al Coordinamento dei centri antiviolenza dell’EmiliaRomagna aderiscono allo sciopero e rimarranno chiusi o parzialmente aperti per garantire il servizio solo in casi di emergenza. Tutti i centri parteciperanno attivamente alle manifestazioni cittadine organizzate in ciascuna città. Buon 8 Marzo a tutte!