Continua costante la crescita della base imprenditoriale estera regionale, con un ritmo analogo a quello nazionale. A fine 2017 le imprese attive straniere salgono a quota 46.931 (l’11,6 per cento del totale) con un aumento in un anno di 1.128 unità (+2,5 per cento). Segno rosso per le altre imprese che si riducono ancora sensibilmente (-1,1 per cento). L’apporto dell’imprenditoria straniera ha quindi contribuito significativamente ad attenuare la forte contrazione di quella autoctona, pur non riuscendo a ribaltare il segno negativo del saldo complessivo. Questi i dati più rilevanti dell’indagine sul Registro delle imprese delle Camere di commercio (InfoCamere) sulla presenza di imprese guidate da persone nate all’estero, elaborati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna. Le imprese straniere diminuiscono in cinque regioni italiane, con le flessioni più rilevanti in Sicilia e Sardegna. L’aumento è più rapido in Campania (+5,9 per cento), Lazio e Liguria (+3,6 per cento per entrambe). L’Emilia-Romagna è ottava per crescita: tra le regioni con cui si confronta, l’incremento è più rapido in Lombardia (+3,2 per cento) e più contenuto in Veneto (2,3 per cento).
Attività economica. La tendenza alla crescita delle imprese straniere è dominante in tutti i macro settori. L’espansione nei servizi (+895 imprese, +3,8 per cento) traina quella complessiva e deriva meno dall’aumento nel commercio (+196 imprese, +1,7 per cento) quanto dal più rapido e più ampio incremento nell’aggregato degli altri servizi (+699 imprese, +6,0 per cento), tra i quali quelli di alloggio e ristorazione (+198 unità, +4,6 per cento). Accelera ulteriormente la crescita della base imprenditoriale estera dell’industria (+3,7 per cento, +177 unità), mentre continua la flessione delle non straniere. Invece, nelle costruzioni anche le imprese straniere riescono a crescere solo lievemente (+0,2 per cento).
Negli ultimi cinque anni, per le imprese estere si è affermato il ruolo dominante dei servizi: la quota delle imprese attive è salita di 5,5 punti percentuali, e ha raggiunto il 51,8 per cento del totale. Nello stesso periodo, si è ridotto il rilievo di tutti gli altri settori.
Il peso dell’industria in senso stretto è sceso di otto decimi di punto al 10,5 per cento e il rilievo delle costruzioni è crollato di 4,7 punti percentuali al 36,1 per cento, anche se il settore resta il più importante per le imprese estere.
La forma giuridica. La spinta alla crescita deriva ancora innanzitutto dalle ditte individuali (+580 unità, +1,5 per cento), pari l’82,2 per cento delle imprese straniere, nonostante gli effetti della crisi passata e la recente evoluzione demografica ne limitino lo sviluppo.
L’aumento deriva sempre più anche dalle società di capitali che crescono più rapidamente (+514 unità, +13,4 per cento), sostenute dall’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. Questa ha contribuito però a contenere la dinamica delle società di persone (+0,6 per cento).
Aumentano anche le cooperative e consorzi (+2,1 per cento). Negli ultimi cinque anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 3,7 punti percentuali, ovvero di oltre il 60 per cento, giungendo al 9,3 per cento. Al contrario il peso delle ditte individuali si è ridotto di 2,7 punti e di otto decimi di punto quello delle società di persone, sceso al 6,9 per cento. La quota delle cooperative e consorzi è rimasta sostanzialmente invariata all’1,5 per cento.