Scompenso cardiaco, esperti a palazzo Farnese: “Corretti stili di vita contro una patologia grave e sottovalutata” – AUDIO

Si svolgerà nel corso del mese di maggio la campagna informativa dedicata allo scompenso cardiaco, patologia cardiovascolare ancora oggi poco conosciuta e sotto diagnosticata ma molto diffusa. Sono infatti circa 1 milione gli italiani colpiti da questa malattia. Gli esperti la definiscono la vera epidemia del nostro secolo: colpisce 1 milione di persone in Italia, con 165.000 ricoveri ogni anno, 500 al giorno. Si tratta di una condizione caratterizzata dalla ridotta capacità del cuore di pompare la quantità di sangue adeguata per ossigenare gli organi e permetterne un corretto funzionamento. I numeri sono in crescita: si prevede un raddoppio dei casi nel 2030. È più frequente negli anziani, ma non risparmia i giovani. Lo scompenso è più comune di molti tumori maligni e spesso è caratterizzato da una prognosi peggiore: è la principale causa di morte e di ricovero in ospedale dopo il parto.

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Tutti questi dati preoccupanti hanno indotto la Società europea di Cardiologia (ESC) a promuovere una campagna di sensibilizzare che informi adeguatamente la popolazione sui rischi di questa patologia: in Italia la campagna è sostenuta dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, dalla Società italiana di cardiologia e dal Gruppo italiano di Cardiologia riabilitativa.

Obiettivo dell’iniziativa, giunta alla sua quinta edizione nazionale, è di fare un passo ulteriore per sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione riguardo la prevenzione e la cura di questa malattia attraverso un focus sui corretti stili di vita.

Partono quindi simbolicamente oggi da Piacenza, capofila anche per l’edizione 2018, una serie di eventi dedicati alla promozione di sani stili di vita quali alimentazione, abolizione del fumo, uso responsabile delle bevande alcoliche, invito al movimento e attività fisica. Queste attività hanno l’obiettivo di sottolineare l’importanza di promuovere in ciascun individuo abitudini di vita sane che permettano di prevenire i fattori di rischio cardiovascolare, come per esempio sovrappeso, diabete, ipertensione e colesterolo alto.

Riconoscere tempestivamente lo scompenso cardiaco è un primo passo importante, ma va poi gestito con costanza: la qualità di vita di chi ne soffre può risultare fortemente compromessa, lì dove una gestione corretta del quadro clinico e dello stile di vita può garantire ai malati di vivere più a lungo e meglio. “Lo scompenso cardiaco è una patologia a elevata morbilità e mortalità con costi sanitari e sociali altissimi – sottolinea il dottor Luca Baldino, direttore generale Ausl Piacenza – che produce circa 165.000 ricoveri ogni anno, 500 al giorno. La durata media di ricovero è di 10 giorni per un totale di 1.650.000 giornate ogni anno. L’ospedalizzazione di questa tipologia di pazienti assorbe circa il 70% dei costi globalmente sostenuti per la malattia. Nonostante l’evidenza dei numeri, si parla poco di questa patologia. Risulta quindi evidente come sempre di più, nei prossimi anni, energie e risorse debbano essere investite nella informazione e responsabilizzazione  dei cittadini che vanno resi consapevoli dei sintomi precoci, dell’importanza dei fattori predisponenti e della gravità della malattia”.

 

Lo scompenso cardiaco: cos’è e come si manifesta

Lo scompenso cardiaco è una patologia fortemente invalidante la cui incidenza è in forte ascesa soprattutto a causa del deterioramento dello stile di vita, oltre che all’invecchiamento della popolazione generale e all’aumento del tasso di sopravvivenza dopo un infarto. Con lo scompenso cardiaco il cuore, indebolito e troppo rigido, non riesce a pompare sangue nella quantità adeguata a soddisfare i fabbisogni dell’organismo. Ne consegue il danneggiamento dei principali organi, tanto che oggi la metà dei pazienti con scompenso cardiaco muore entro 5 anni dalla diagnosi.

Si tratta di una patologia subdola e insidiosa che progredisce nel tempo, spesso senza presentare eventi acuti e sintomi evidenti, che rischiano di non essere riconosciuti o sottovalutati. Tra i primi campanelli d’allarme si può avvertire un senso di stanchezza e debolezza, unito a difficoltà di respiro e mancanza di fiato, anche dopo un leggero sforzo fisico. Nelle sue fasi più avanzate, questo affaticamento e difficoltà di respirazione si possono accusare anche con semplici attività, come vestirsi o camminare in casa, fino a disturbare il riposo notturno, per cui il paziente sente la necessità di alzarsi dal letto per cercare di respirare meglio.

 

“Mediante una prevenzione efficace saremmo in grado di prevenire l’80% delle patologie cardiovascolari – spiega Massimo Piepoli, Membro del Board di HFA (Società europea di Cardiologia) – e perfino il 40 per cento dei tumori. Anche per gli stessi pazienti già colpiti da malattia cardiovascolare e da scompenso cardiaco, l’attività fisica viene altamente raccomandata, alla pari delle terapie mediche e chirurgiche più efficaci, come mezzo di cura e di riabilitazione che permette di recuperare una qualità di vita soddisfacente e di migliorare la sopravvivenza. Oltre alla prevenzione, la diagnosi tempestiva e il controllo dei fattori di rischio permettono di rallentare il decorso della patologia. I progressi compiuti negli ultimi anni ci permettono di intervenire con efficacia. L’arrivo di nuove terapie farmacologiche, infatti, può migliorare la durata e la qualità della vita dei nostri  pazienti”.

“SIC aderisce da anni alla campagna con molti suoi centri – aggiunge Savina Nodari, Gruppo di studio Insufficienza cardiaca  della Società italiana di cardiologia – promuovendo eventi di sensibilizzazione che hanno l’obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza sullo scompenso cardiaco, informando sui possibili sintomi, l’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento adeguato, ma soprattutto suk controllo dei fattori di rischio attraverso un corretto stile di vita. In particolare, stiamo lavorando per sensibilizzare anche bambini e ragazzi in età scolastica, perché possano sviluppare fin dall’infanzia una cultura della prevenzione.  Infine, rivolgiamo un invito anche alla popolazione femminile: non sempre le donne sono consapevoli di essere a rischio di malattie cardiovascolari quanto gli uomini, soprattutto dopo la menopausa”

“ANMCO ha sempre lavorato molto per migliorare le conoscenze su questa malattia – mette in evidenza Andrea Mortara, Area Scompenso dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri – soprattutto attraverso l’implementazione di registri a livello nazionale che hanno permesso di conoscere come gli ospedali italiani curano lo scompenso cardiaco e come sono acquisite tutte le nuove terapie e indagini diagnostiche”. L’ultima esperienza è stata proprio ultimata alla fine di aprile 2018 con la chiusura del registro Blitz-HF. “Questo studio ha coinvolto puù di 140 cardiologie italiane e ci fornirà una nuova fotografia sulle modalità di cura e trattamento dello scompenso cardiaco”.

“La Cardiologia riabilitativa e preventiva, la cui efficacia nella cura dell’insufficienza cardiaca è dimostrata – conclude Roberto Pedretti, presidente GICR – si deve porre come una delle naturali aree di intervento nella gestione del paziente scompensato attraverso tutti i setting clinici che le appartengono”.