Ha dovuto dichiarare un falso in atto pubblico, pena privare la figlia di un’identità allo stato civile (nessun nome, cognome e codice fiscale). Una storia raccontata dall’avvocato Alexander Schuster del foro di Trento, legale di due donne piacentine protagoniste di una intricata vicenda. Di seguito il racconto dell’avvocato Schuster.
Il 24 luglio 2018 nasce la figlia di Sara e Irene, due piacentine unite civilmente. Per portare a termine questa loro seconda gravidanza si sono recate in Spagna e hanno prestato il loro consenso ad una fecondazione con donatore anonimo. La speranza era di poter ottenere, a Piacenza come oramai in molti altri comuni italiani, il riconoscimento di entrambe alla nascita. Si muovono per tempo e contattano i vertici politici del Comune, nonché gli uffici comunali. Quando nasce la minore e i pochi giorni per fare la dichiarazione di nascita incombono, non solo l’ufficiale di stato civile si rifiuta di ricevere il riconoscimento di entrambe le madri, ma – quanto è più grave – si rifiuta di formare un atto di nascita che dia atto che la bambina è nata da fecondazione assistita.
Il Comune afferma che se Sara, la madre biologica, vuole essere riconosciuta dal diritto come madre, deve dichiarare di aver avuto un rapporto sessuale con un uomo e garantire che questo non è parente né affine. Sara è unita civilmente, significa dichiarare una condotta extraconiugale in violazione dei doveri propri anche degli uniti civilmente. Significa, soprattutto, dichiarare il falso. Ancora, significa dichiarare in un atto pubblico che c’è un padre, anche se non è indicato il nome di questo uomo (per il diritto italiano, l’uomo che ha determinato con la copula carnale una nascita è padre del nato, volente o nolente).
Proprio le false dichiarazioni allo stato civile costituiscono gravi reati se alterano lo stato del minore, ma anche non dichiarare la nascita di un nato è reato. Inoltre, in assenza di atto di nascita il nome e cognome viene attributo dal Comune e non dai genitori. Una segnalazione del Comune alla Procura dei minori può determinare l’avvio di indagini per minore abbandonato. Sara decide allora di cedere e dichiarare il falso. Per il bene della bambina, per non lasciarla chissà quanto in un limbo.
Oggi Ilaria si recherà alla stazione dei Carabinieri e si autodenuncerà per queste dichiarazioni non veritiere. Vuole che si faccia chiarezza se lei o qualcun altro si è macchiato di una responsabilità penale prevista non da una, ma da ben quattro disposizioni del Codice penale italiano.
Sara gode in questa sua azione del sostegno di: Famiglie arcobaleno, Non una di meno Piacenza, Arcigay Piacenza, Agedo Milano e Agedo nazionale, Ass. radicale Certi diritti, Arci Piacenza