Refettorio del Convento dei frati minori di Santa Maria di Campagna davvero al limite della capienza per il secondo incontro del ciclo legato alle manifestazioni collaterali alla Salita al Pordenone (evento culturale organizzato dalla Banca di Piacenza dal 4 marzo al 10 giugno con visita alla cupola maggiore della chiesa). Corrado Sforza Fogliani, Raffaella Arisi, Giuseppina Perotti, Laura Bonfanti, Giacomo Marchesi e padre Secondo Ballati hanno raccontato all’attento pubblico alcune curiosità legate alla basilica mariana e all’artista friulano che l’ha affrescata.
Sforza ha ringraziato il “padrone di casa” per l’ospitalità, definendo padre Secondo «il perno di tutto quello che si sta facendo: senza il suo coinvolgente entusiasmo la Salita non si sarebbe fatta». Il padre guardiano – ringraziato con un caloroso applauso – ha illustrato i quadri che si trovano nel refettorio, che rappresentano alcuni santi (san Luigi re di Francia, sant’Elisabetta, san Bonaventura, san Duns Scoto, filosofo). «Il refettorio – ha ricordato padre Secondo – fino al 1975 funzionava come tale, perché il convento era casa di formazione, c’erano i giovani frati che studiavano. Questo era un luogo nel quale si mangiava, ma non solo: si ascoltavano anche i racconti legati, per esempio, ai santi Martino e Francesco».
Corrado Sforza Fogliani ha quindi passato la parola a Raffaella Arisi, figlia del compianto Ferdinando («a lui è dedicata la manifestazione sulla Salita – ha rimarcato Sforza -, lui me ne parlò per la prima volta») che ha raccontato com’era nato il libro su Santa Maria di Campagna scritto insieme al padre. «Santa Maria di Campagna è un monumento voluto dai piacentini, è lo specchio della città. Il fatto di essere di proprietà del Comune lo ha preservato da spoliazioni, soprattutto in periodo napoleonico. Cominciai a studiarla – ha spiegato Raffaella Arisi – quando nel 1975 fui incaricata dalla Soprintendenza di censire tutte le opere d’arte delle chiese piacentine. Iniziai da San Sisto, poi San Sepolcro e dopo la terza opera tramelliana, Santa Maria di Campagna. Poi mio padre prese in mano il pallino e iniziò a lavorare alle schede delle opere della basilica a modo suo». La figlia del critico d’arte ha quindi riferito delle firme degli artisti e degli studenti sui muri della cupola: «Non lo facevano per deturpare, ci tenevano veramente a testimoniare che erano stati lì a studiare la prospettiva».
Dopo aver sottolineato come la basilica fosse stata attribuita al Bramante fino a che padre Corna non scoprì che era di Tramello, Sforza ha passato la parola a Giuseppina Perotti che ha parlato dei tre organi di Santa Maria di Campagna, tra cui due Serassi (una particolarità molto rara). La professoressa Perotti ha ricordato la figura di padre Davide da Bergamo, che nel 1818 arrivò in Santa Maria di Campagna come maestro di coro: compose più di duemila pezzi per organo ed era bravissimo nell’impostare i registri. Il 16 aprile, nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Salita, si terrà in basilica un concerto con musiche per tre organi.
Giacomo Marchesi, della Banca di Piacenza, ha segnalato un’altra curiosità: nella sagrestia ci sono sei ovali di Gaspare Landi; figure di santi che il pittore neoclassico piacentino dipinse giovanissimo per sdebitarsi con i frati che lo avevano ospitato dopo un periodo passato in prigione. Marchesi ha ricordato come questi quadri siano stati valorizzati ed esposti alla mostra organizzata nel 2004-2005 dalla Banca di Piacenza.
Laura Bonfanti ha citato alcune curiosità legate alla vita del Pordenone. A partire dalla data di nascita, sbagliata dal Vasari e corretta da Caterina Furlan (la massima esperta dell’artista friulano), per proseguire con i nomi a lui attribuiti (il Vasari lo chiama Licinio facendolo confondere con Bernardino Licinio), con la circostanza raccontata da più fonti che sposò una piacentina, figlia di Barnaba dal Pozzo, con i rapporti conflittuali con il fratello Baldassarre per questioni di eredità.
L’interessante incontro si è concluso con l’appassionata e divertente lettura da parte dell’attore Nando Rabaglia di un testo dello scrittore Umberto Fava (Pordenone, scalata al cielo).