Chi compie la Salita al Pordenone – prima o dopo aver ammirato la cupola affrescata da Antonio de’ Sacchis – ha la possibilità di visitare la Sala del Duca con ingresso dall’esterno, a fianco di quello della biglietteria, e nella quale sono in esposizione i due quadri dipinti dal vedutista piacentino Gian Paolo Panini (Piacenza, 1691 – Roma, 1765) recuperate dall’estero (dov’erano da circa 300 anni) dalla Banca di Piacenza nel 2006 (i due capolavori erano in Francia e furono ritrovati grazie alla collaborazione del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale). Normalmente sono collocati nella sede centrale dell’Istituto di credito, in via Mazzini. Migliaia le persone che si sono soffermate davanti alle due bellissime opere del Panini, appassionandosi soprattutto ai particolari dei dipinti, fatti notare dalle spiegazioni della guida Joina Froes. Dai commenti colti tra i visitatori possiamo dedurre che Gian Paolo Panini (nella sala è esposta la riproduzione di un suo ritratto) è pittore molto conosciuto, forse più dagli stranieri che dagli italiani. Ad alcuni, i quadri sono talmente piaciuti che sono tornati più volte a rivederli.
Le tele furono commissionate dal conte di Rivalta Ubertino Landi nel 1719. Il Panini – che nell’attività romana utilizzò il genere della veduta architettonica che fornisce, rispetto alla realtà, un’immagine verosimile – per realizzare la veduta di Rivalta probabilmente rispose alla precisa richiesta del committente di rappresentare la reale immagine del castello. L’altra veduta ritrovata è invece totalmente di fantasia ed è stata ideata a fungere da pendant. Il recupero delle due tele ha offerto l’occasione per scoprire che la veduta di Rivalta conservata al museo di Kassel, in Germania, è in realtà una replica del quadro della Banca di Piacenza.
La Sala del Duca è così chiamata in quanto il duca Farnese e i propri ospiti, come in una sorta di foyer, lì usavano sostare e cambiarsi d’abito prima di assistere alle funzioni religiosi dagli esclusivi affacci sul presbiterio, ancora esistenti, nel corridoio attualmente dei confessionali, di dove inizia il percorso della Salita al Pordenone. La sala, oltre che come spazio espositivo, è stata allestita anche con pannelli didattici sulle tecniche dell’affresco, sulla committenza del Pordenone e sui rapporti tra il pittore friulano e Roma.