Rivi urbani, Confedilizia interroga i candidati in Sant’Ilario davanti a un folto pubblico

Un folto pubblico (a riprova dell’interesse che i cittadini di Piacenza portano al tema) ha affollato l’altra sera Sant’Ilario, richiamato dall’incontro promosso dalla Confedilizia sulla nota questione che da un po’ di tempo agita le acque nella nostra città, preoccupando condomini e proprietari che abitano in immobili costruiti sui 50 rivi sotterranei, che creano un fitto reticolo al quale non sono interessati ben pochi residenti della città. Com’è noto, alla manutenzione di questi rivi provvede da sempre il Comune, anche perché i rivi furono dedotti proprio dal Comune e suoi gli stessi sono sempre stati pacificamente ritenuti, tant’è che esso li utilizzò (fin al 1960 circa) quali fognature comunali. Il Comune era poi capo consorte del Consorzio dei rivi, che sciolse nel 1995 demandando i compiti di manutenzione dei rivi stessi all’AMNU (oggi Iren). Ma ora la giunta uscente (con il Sindaco Dosi e l’assessore Bisotti) ha sostenuto che no, i rivi sono invece di proprietà di chi – condomino o proprietario di casa – vi abita sopra e che deve quindi sopportarne ogni obbligo e gravame.

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La Confedilizia ha invitato all’incontro (diretto dall’avv. Corrado Sforza Fogliani) tutti i candidati-Sindaco ma solo 3 hanno partecipato: l’avv. Patrizia Barbieri, il dott. Luigi Rabuffi e il prof. Paolo Rizzi. Nessun dubbio, per la prima (candidata, come è noto, del Centrodestra), sul fatto che i rivi siano di proprietà del Comune e che ad esso competano gli oneri di manutenzione/ristrutturazione. «Lo fa chiaro – ha detto l’avv. Barbieri – l’art. 840 del Codice civile, letto non a rovescio ma come è stato letto ed interpretato perlomeno dal 1942 ad oggi», così proseguendo: «E poi, è un fatto che anche il Della Cella, il maggior studioso della materia, ha scritto alla fine dell’800 che i rivi, salvo qualche rara eccezione, sono tutti di proprietà comunale, inseriti come sono fin dall’epoca romana in un sistema pubblicistico: quando il Comune li dedusse (attraverso il Rio Comune, che si staccava dall’ incile della Trebbia) servivano a riempire d’acqua il fossato delle mura medioevali.

Il candidato Rabuffi (Sinistra) ha invece fatto presente di non aver potuto approfondire la situazione. “Ho preso – ha detto – 2 pagine di appunti, li mediterò e studierò per arrivare a formarmi un mio pensiero al proposito”.
Il prof. Rizzi (Centrosinistra) ha invece affermato di essere per la proprietà dei rivi da parte dei privati che vi abitano sopra e ciò perché questo – ha detto – è il parere dell’Ufficio legale del Comune.

La tesi di quest’ultimo è stata contestata – nel dibattito che è seguito alle esposizioni dei candidati – dall’avv. Capra, che ha confermato che il codice del 1942 solo letto a rovescio può convalidare quanto sostenuto dal Comune. L’on. Foti, candidato al Comune, dal canto suo, ha vivacemente criticato i politici che si rimettono al parere (pur sbagliato) dell’Ufficio legale, dicendo che gli stessi abdicano al loro ruolo e che tanto vale, allora, spendere soldi per fare le elezioni.

Vivacemente seguito l’intervento di un condomino, dissanguato – ha detto – dalle spese legali alle quali il Comune lo espone «con la sua bislacca tesi». Anche il candidato Levoni ha vivacemente contestato la giunta uscente che, in un paio d’anni, non ha elaborato un suo autonomo parere, solo sapendo riferirsi al parere tecnico di un ufficio. Un rappresentante del candidato Trespidi, dal canto suo, ha giustificato l’assenza dello stesso perché impegnato – ha detto – negli scrutini.