L’Africa rimane nel cuore e se questo cuore viene condiviso con qualcun altro è ancora meglio. È questo che spinge 2 coppie di ragazzi a tornare giù in Uganda, e più precisamente a Moroto, dopo un anno di servizio civile. Daniele Cervellera e Camilla Marion dal Friuli-Venezia Giulia, novelli sposi, e Francesco Ghibaudi e Benedetta Gallana dal Piemonte, fidanzati, hanno da tempo preso la loro decisione, consapevoli delle difficoltà che li attendono ma anche pieni di entusiasmo e determinazione. Attualmente a Piacenza per due giorni di corso di formazione nella sede di Africa Mission, i ragazzi stanno restituendo la loro esperienza ai nuovi colleghi del Servizio Civile, in un dialogo/confronto che rinsalda il legame tra Italia e Uganda.
«Ho scoperto e mi sono immerso in una parte di mondo che non avrei altrimenti conosciuto, all’inizio sono sceso da solo, ma poi Camilla mi ha raggiunto e fare questa esperienza in coppia, sentendosi comunque parte di un gruppo, di una comunità, ha contribuito a renderla unica» ha affermato Daniele «Abbiamo scoperto questo mondo di vivere che prima non conoscevamo ma che adesso stiamo sognando, perché ci stiamo lavorando insieme, anche a Giorgio e Cristina (responsabili paese per Africa Mission) e a Carlo (direttore del Movimento), anche in momenti d’incontro come questo, nel quale abbiamo la possibilità di confrontarci tra tutti noi e suggerire cambiamenti, scambiarci opinioni…» ha aggiunto Camilla.
«È una serie di valori condivisi alla base che ti spingono ad adoperarti per creare qualcosa di diverso, a metterti in gioco, con la speranza di rendere, nel tuo piccolo, migliore il futuro» ha spiegato Benedetta, mentre Francesco sottolinea «Mi piace vivere così, stare sul campo, fare concretamente qualcosa di positivo per chi ha bisogno, ma ritengo comunque che tutti i contributi siano ugualmente importanti e debbano essere valorizzati»
Dopo aver dedicato la giornata agli aspetti più tecnici della gestione progettuale, nella serata di giovedì 4, gli ex-civilisti si sono ritrovati con i ragazzi del Vieni e Vedi, conosciuti nel mese di luglio proprio in Uganda e con i quali hanno condiviso opinioni e problematiche di un non facile ritorno “alla vita di tutti i giorni”, la tensione di voler raccontare ma non riuscire a trovare le parole adatte a farlo, il bisogno di tornare là per essere di nuovo testimoni di qualcosa di speciale.
Nella mattinata di venerdì 5 si è invece parlato dell’aspetto spirituale del Movimento, in un incontro con volontari, collaboratori e con l’ausilio del presidente don Maurizio Noberini, che ha motivato i ragazzi ricordando loro l’importanza della convinzione della propria fede, che non deve essere di facciata, ma invece profondamente radicata. Si tratta di una missione, quella per cui partano i ragazzi ma «con il termine missione non intendiamo solo il luogo fisico, la terra lontana e disagiata; bensì uno stile di vita Cristiano inserito nei luoghi che frequentiamo» ha puntualizzato Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission «È proprio qui che il Movimento si pone come opportunità, solida, per sperimentare la fede o, addirittura, arrivare alla fede successivamente e non c’è augurio migliore che si possa a questi ragazzi».