La Corte d’Appello di Bologna ha sospeso la sentenza di primo grado pronunciata dal Tribunale di Piacenza nella causa civile intentata dalle due imprese romane che lavorarono negli anni 2002-2005 al restauro dell’Ex Macello di via Scalabrini, oggi sede universitaria. La Corte ha accolto totalmente le istanze del Comune in ordine alle dimostrate circostanze che le ditte avevano eseguito i lavori l’una per il 90% e l’altra per il 50%, regolarmente pagati dal l’Ente, per tre anni, senza mai nulla rilevare né sul progetto, né sul contratto, per poi recedere inspiegabilmente.
I lavori furono poi conclusi, a seguito di nuovo appalto dalla ditta Spallina, dopo che il Comune fu costretto a riprendersi i cantieri con un’ordinanza di sgombero, perché i rappresentanti delle imprese SOVED e DONATI vi si asserragliarono dentro. Inoltre, i Giudici di Bologna hanno rilevato che dalla documentazione del Bilancio Comunale emerge che il dare esecuzione alla sentenza di primo grado, versando alle due imprese una cifra così rilevante, pari a 2,8 milioni di euro, oltre gli interessi e le spese legali di 100mila euro ai difensori delle controparti, avrebbe messo in difficoltà le funzioni pubbliche essenziali del Comune, con il rischio per l’Ente, di non poter un domani recuperare somme non dovute da un fallimento (SOVED) e da una impresa (DONATI), che può entrare in crisi. L’udienza della causa di merito si svolgerà sempre a Bologna il 14 marzo.
Il provvedimento è stato accolto con grande soddisfazione da parte del Comune, difeso dal dirigente dell’Avvocatura Comunale, avvocato Elena Vezzulli sia per la rilevanza economica e la delicatezza della causa, che per il calibro degli avversari in giudizio, un pool di legali rimani, tra i quali un docente di Diritto del Contratti Pubblici, il prof. Michele Di Cilla, sia per la rarità di pronunce di accoglimento di istanze cautelari da parte della Corte d’Appello di Bologna.