«Impedire alle coop che lucrano sulla finta accoglienza di usare abitazioni censite per uso civile». Il messaggio lanciato dalla segreteria provinciale della Lega Nord è chiaro: rendere difficile – se non impossibile – affittare le case per ospitare i migranti, applicando anche a Piacenza il modello amministrativo del Comune di Lazzate. «Nel comune lombardo infatti – spiega la Lega – sono stati messi importanti paletti urbanistici per scoraggiare la Prefettura e i soggetti che gestiscono i presunti profughi ad usufruire delle abitazioni private. Il sindaco ha firmato una delibera che, richiamando il piano regolatore, fa leva sulle sostanziali differenze tra appartamenti ad uso civile e strutture ricettive: se un normale contratto d’affitto prevede un accordo tra un locatore e un locatario, quello con una cooperativa non garantisce la costanza degli inquilini, i quali potrebbero cambiare in continuità o variare di numero. In concreto, le misure di Lazzate obbligano il proprietario che mira ad entrare nel business dell’accoglienza a cambiare la destinazione d’uso dell’immobile e a conseguire una serie di lavori d’adattamento igienico-sanitari o architettonici. Volere è potere! Anche nel territorio piacentino è arrivato il momento di studiare e mettere in pratica una disposizione di questo tipo».
Anche la Regione Lombardia, guidata proprio dal Carroccio, sta esaminando con un gruppo di lavoro ad hoc un pacchetto di leggi in questo senso, attraverso la distinzione tecnica tra gli appartamenti «ad uso civile» e quelli «con finalità ricettive/socio assistenziali» e le limitazioni di carattere urbanistico. «Altro che solidarietà verso i migranti: le politiche del Governo sono solo una sorgente inesauribile di soldi pubblici su cui mettere le mani – prosegue la segreteria provinciale della Lega Nord -. Nella maggior parte dei casi, i richiedenti asilo non ottengono lo status giuridico di profugo. I numeri sono evidenti. È un bluff colossale di fronte al quale l’Italia è rimasta sola e dimenticata dall’Unione Europea. Più della metà di queste persone non fugge da nessuna guerra, ma per loro si spalancano ingiustamente le porte dell’accoglienza il cui peso, e costo, ricade sui cittadini. Non è di certo un’emergenza umanitaria quella che stiamo vivendo, ma un’invasione programmata e pianificata».