Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Luigi Rabuffi, consigliere comunale per Piacenza in Comune.
La vittoria del centro-destra alle ultime elezioni amministrative di Piacenza ha rimesso in discussione molte scelte assunte dalle precedenti amministrazioni che si davano ormai per consolidate. Tra queste, il rapporto strategico con ASP “Città di Piacenza”, l’Azienda di Servizi alla Persona di cui il Comune è socio al 95% e che si occupa di anziani non autosufficienti, di disabili, di minori stranieri non accompagnati, di donne in difficoltà e dal 2016 di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Con queste premesse giovedì scorso, in una specifica audizione presso la Commissione Consiliare n. 3, l’Amministratore Unico e il Direttore Generale di ASP sono stati invitati a chiarire l’attività svolta dall’Azienda, in particolare i dati di bilancio e la gestione dei cosiddetti “profughi”. Due temi entrati prepotentemente nel dibattito politico locale.
Per quanto riguarda il “bilancio”, fonte di grande preoccupazione causa l’obbligo, per i soci, di ripianare le perdite pro-quota, il report appare davvero tranquillizzante e merita di essere dettagliato:
– i ricavi sono passati dai 10,5 mln. € del 2014 ai 14,5 mln. € del preventivo 2017 (+38%) a dimostrazione che il piano di valorizzazione dell’attività di ASP è in forte crescita;
– i costi, nello stesso periodo, sono passati da 11,5 mln € a 14 mln. €, aumentando del 22,7%, certificando che il piano di razionalizzazione – in rapporto alle attività implementate – sta ben funzionando;
– il risultato di esercizio è passato da – 1.337.069 € del 2014 a – 187.870 € del preventivo 2017 con una dinamica virtuosa che traguarda un “pareggio” di bilancio ormai vicino;
– il numero del personale dipendente e dei collaboratori è aumentato del 25%, passando dalle 200 unità del 2014 alle 250 attuali, offrendo opportunità occupazionali importanti in un momento in cui le aziende tendono invece a “tagliare” personale;
– il numero degli utenti presi in carico è passato dai 317 del 2013 ai 557 del 2017 (di cui 175 cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale) garantendo un presidio sociale insostituibile.
Per quanto riguarda i 175 cittadini stranieri richiedenti protezione, dai dati analizzati emerge che il costo complessivo (per anno) sostenuto da ASP risulta di € 2.143.911 ed è coperto dalle risorse erogate dalla Prefettura (ricavi) per € 2.235.625. Come si comprende (ricavi meno costi), l’ASP grazie alla gestione dei richiedenti protezione consegue un “utile” di € 91.714 €/anno che, insieme ai ricavi degli immobili locati, reinveste per migliorare la qualità dell’assistenza agli anziani ed ai disabili.
Da evidenziare, oltre all’aspetto economico, che ai fini di una integrazione reale e non solo dichiarata, i “profughi” sono alloggiati in tante “piccole” comunità, così evitando una ghettizzazione che potrebbe trasformarsi in “bomba sociale”, frequentano 2 volte alla settimana un corso di alfabetizzazione presso il Vittorio Emanuele per un totale di 8 ore settimanali e tra i 122 uomini si è costituito un gruppo di “lavoratori socialmente utili” che spontaneamente si sta specializzando in lavori di pittura e di sistemazione degli immobili dell’ASP. Il tutto gestito da 3 operatori, assunti specificatamente, il cui costo annuo è coperto dai trasferimenti della Prefettura.
Da questi dati si evince chiaramente che la scelta politica di togliere all’ASP la gestione dei 175 “profughi” (come ipotizzato da alcuni esponenti politici) porterebbe ad alcune pericolose conseguenze. In particolare:
-inserire i richiedenti protezione in un circuito esclusivamente “privato” (come già avviene per gli altri 230 richiedenti asilo collocati dalla Prefettura sul nostro territorio), dove obblighi formativi (alfabetizzazione), standard abitativi e controllo sono spesso disattesi a favore del business;
-rinunciare all’utile di circa 100.000 €/anno, così aggravando il bilancio di ASP e conseguentemente del Comune;
-“svuotare” i locali che ASP destina ai “profughi”, rendendoli un costo per l’azienda (spese condominiali);
-interrompere i contratti lavorativi con i tre operatori assunti specificatamente per seguire i “profughi”;
-sottoutilizzare alcuni servizi, oggi condivisi, di cui l’ASP non può liberarsi (servizi amministrativi, portineria, cucina, lavanderia, etc…).
Per tutti questi motivi l’auspicio è che l’ASP continui per la strada intrapresa, lasciando alla politica il compito di credere nelle potenzialità di un’Azienda che chiede di essere, sempre più, un partner affidabile e insostituibile. Una sfida che tutta la struttura aziendale è pronta a cogliere, per offrire sostegno a quelle persone in difficoltà che ricercano, nel Comune, un’Amministrazione sensibile ed amica.
Anche per questo motivo la nuova Casa Residenza Anziani presso il Vittorio Emanuele, di cui si parla da troppi anni e che potrebbe offrire alla nostra comunità 60 posti letto aggiuntivi per anziani non autosufficienti, appare una sfida nella sfida. A tutti noi, e all’ASP, il compito di saperla cogliere e soprattutto vincere.
E a chi eccepisce che mancano i soldi una semplice considerazione: tra i 230 mln. € per quell’Ospedale che non si sa ancora se serve o se non serve, se si farà o non si farà, è mai possibile che qualche spicciolo non si riesca a trovare ?