“Perchè dico no alla Commissione di Garanzia e Controllo”. In questa nota il consigliere comunale di Piacenza in Comune, Luigi Rabuffi, spiega i motivi della sua contrarietà alla commissione che la giunta Barbieri vuole istituire e che è stato oggetto di dibattito nel corso dell’ultimo consiglio comunale. L’opposizione lamentava ingerenza da parte dell’amministrazione su un tema che, secondo la minoranza, dovrebbe essere appannaggio dell’opposizione. Una reazione che ha fatto perdere le staffe al sindaco Barbieri: “Tutti a caccia di una poltrona, vergogna” aveva sbottato in aula. Ma il consigliere Rabuffi non ci sta e in questo comunicato illustra la propria posizione.
Persone care e sagge mi hanno insegnato che quando uno strumento nasce difettoso è meglio non utilizzarlo, può essere nocivo. Molto meglio ripararlo o trovare altre soluzioni. Utilizzando questo suggerimento Piacenza in Comune, insieme agli altri gruppi di opposizione (eccezion fatta per il Movimento 5 Stelle), ha votato contro l’istituzione della Commissione di Garanzia e Controllo proposta dalla maggioranza consiliare, comunicando all’Aula la decisione di non partecipare ai lavori della stessa. Una decisione sofferta ma di fatto obbligata. Come noto la Commissione di Garanzia e Controllo è una commissione speciale, che “nasce” dall’art. 44 del TUEL (D.Lgs 267/2000) “GARANZIA DELLE MINORANZE E CONTROLLO CONSILIARE”, di carattere non obbligatorio, che lo Statuto del Comune di Piacenza (art. 29) ed il Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale (art. 12) prevedono al fine di “… svolgere indagini, studi e inchieste su materie di competenza comunale o che comunque interessino il comune e le istituzioni, aziende speciali e concessionarie di pubblici servizi.”
Tuel, Statuto e Regolamento prevedono espressamente che le Commissioni speciali siano presiedute da un Consigliere appartenente all’opposizione consiliare, assecondando quel principio (troppo spesso disatteso) per cui il controllato non può essere il controllore di se stesso. Partendo da questi presupposti vengono spontanee alcune domande:
1) È logico che sia la maggioranza, come è avvenuto, a dettare i tempi dell’istituzione di una Commissione speciale di Garanzia e Controllo che ha come oggetto il controllo sull’attività dell’Amministrazione ?
2) Ha senso che siano i Capigruppo di maggioranza, come è stato, a definirne il perimetro operativo e la durata ?
3) È corretto che chi rappresenta politicamente l’amministrazione (cioè la maggioranza) si permetta di indicare e “battezzare” il futuro presidente della commissione, anticipandone pubblicamente in Aula la provenienza politica ed il proprio gradimento, quando è chiaro che andrebbe invece individuato dall’opposizione, senza interferenza alcuna da parte della maggioranza?
A queste domande la mia risposta è NO. E al di là delle successive parole di circostanza, è chiaro che la maggioranza ha voluto “mettere il cappello” anche su questa Commissione, dopo aver già acquisito nelle settimane scorse la presidenza e la doppia vicepresidenza delle 4 Commissioni permanenti. E se tale comportamento non ne inficia il percorso formale di costituzione, di certo la affossa politicamente.
Ed è un peccato, perché la Commissione di cui si discute poteva davvero essere uno strumento importante per i cittadini, capace di offrire – oltre alle garanzie tecniche previste dal nostro ordinamento – quel sigillo “politico” utile ad eliminare sospetti e dietrologie, sempre dietro l’angolo. Proprio per questo motivo, prima della “rottura”, Piacenza in Comune e le altre forze di opposizione hanno cercato di ricucire lo strappo, con un confronto leale al proprio interno che purtroppo non è servito.
E così, a queste condizioni, la Commissione tanto voluta dal Movimento 5 Stelle nella scorsa consigliatura e che aveva visto – per le stranezze della politica – il voto contrario di maggioranza e opposizione, nasce svelando – sin da subito – limiti evidenti di affidabilità e imparzialità. Insomma, una brutta storia. Così brutta, che lo stizzito (e poco istituzionale) intervento del sindaco in Consiglio Comunale, lunedì scorso, ha reso evidente il grande dispiacere del nostro primo cittadino per una situazione sfuggita di mano. E quel “vergogna”, gridato con rabbia verso i banchi dell’opposizione, è apparso – leggendo tra le righe – più rivolto ai banchi della propria maggioranza che non a quelli di chi, come Piacenza in Comune, Liberi, PD e Piacenza Più rivendicava un diritto leso, annunciando la non partecipazione ai lavori della Commissione. Detto ciò, nel fare sinceri auguri di buon lavoro alla Commissione e al suo futuro presidente, assicuro i piacentini che Piacenza in Comune, dal proprio scranno di opposizione, continuerà ad impegnarsi per il bene della comunità che ha l’onore di rappresentare. Quella comunità, fatta di donne e uomini, che oggi – nel mezzo di una devastante crisi economica e di valori – ha certamente più bisogno di interventi concreti e massicci a sostegno del “vivere quotidiano” che non di un’azzoppata ed autoreferenziale Commissione.