Quando papa Wojtyla entrò a pregare in Santa Maria di Campagna

Domenica 10 giugno, nel corso delle funzioni religiose in Santa Maria di Campagna delle 7,30-10-11-18,30 è stata ricordata la visita di Papa Wojtyla con la recita di una preghiera scritta per l’occasione (“Dio ti benedica e ti dia pace. Gesù è il Medico e la Medicina che guarisce le nostre ferite, andiamo a Lui con fiducia”). Ai fedeli è stato consegnato l’opuscolo della Banca di Piacenza scritto da Franco Fernandi che documenta la storica visita del 1988, visita che nei giorni scorsi è stata ricordata nel corso di una conferenza con Fausto Fiorentini, Mimma Berzolla e padre Secondo Ballati, che si è svolta per iniziativa dell’Istituto di credito di via Mazzini nel refettorio del Convento dei frati minori, nell’ambito della manifestazioni collaterali alla Salita al Pordenone. Quattro giugno 1988, ore 21,08: un elicottero dell’Aeronautica militare atterra al Campo Daturi; porta un passeggero molto speciale, Karol Wojtyla, il primo Papa in visita pastorale a Piacenza (nove in totale i pontefici che nei secoli sono passati nella nostra città). A dargli il benvenuto l’allora sindaco Angelo Tansini; Giovanni Paolo II si reca in Cattedrale per una visita privata, dorme nell’appartamento al primo piano del Palazzo vescovile riservato agli ospiti e la mattina seguente – 5 giugno – il protocollo prevede la visita a Castelsangiovanni per rendere omaggio alla cittadina che ha dato i natali al suo segretario di stato. Piove a dirotto, la messa con il Papa prevista alla Galleana (celebrata comunque, per esigenze televisive, dal compianto don Gianfranco Ciatti) viene dirottata in Duomo. Per andare a Castello, l’auto papale passa vicino a Santa Maria di Campagna. Il vescovo Antonio Mazza, che siede accanto a Wojtyla, si rivolge al Santo Padre: «Questa Basilica mariana – gli spiega – è molto amata dai piacentini». Bastano queste parole a convincere Giovanni Paolo II a fermarsi (due gli elementi che hanno indotto il Pontefice a infrangere il protocollo, che in una visita pastorale è molto rigido perché i tempi sono strettissimi: il fatto che fosse una chiesa dedicata alla Madonna a cui lui era particolarmente devoto e il fatto che fosse un tempio che era nel cuore della gente). Accolto dai frati minori e da numerosi fedeli (si era evidentemente sparsa la voce che il Papa avrebbe potuto fermarsi in Santa Maria di Campagna), Wojtyla entra in Basilica e s’inginocchia a pregare davanti all’altare maggiore. Poi – di ritorno da Castelsangiovanni – va in Cattedrale, dove celebra la messa solenne e recita l’Angelus affacciato al balcone del Palazzo vescovile. Dopo pranzo, visita al Seminario del Collegio Alberoni e alla Facoltà d’Agraria della Cattolica (qui accolto dall’allora rettore Adriano Bausola). Alle 15,30, in piazza Cavalli, l’incontro con il mondo del lavoro. Alle 17 lascia Piacenza, sempre con un elicottero dell’Aeronautica militare. Questi i momenti salienti della visita compiuta trent’anni fa a Piacenza (e in Santa Maria di Campagna) da Papa Wojtyla.

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Il professor Fiorentini ha raccontato alcuni aneddoti legati all’evento che lo ha visto in prima linea in qualità di inviato per la Libertà di Ernesto Prati, che uscì con un numero speciale tutto a colori (per l’epoca un fatto eccezionale): «Fu per me l’occasione – ha ricordato Fiorentini – di conoscere l’allora vescovo mons. Mazza, di cui sono poi diventato amico. Curioso fu lo stratagemma che mi consentì di entrare in Cattedrale passando, grazie all’aiuto di un collega che riuscì a distrarre due addetti alla sicurezza, dal Palazzo vescovile. Seguii la messa a cinque metri dal Papa, appoggiato a una colonna, riuscendo a fare un resoconto completo».

La professoressa Berzolla si è invece soffermata sulle ragioni per cui ancora oggi si va in Santa Maria di Campagna (ragioni che avevano mosso anche Wojtyla): per devozione; per ragioni storiche, che hanno alimentato la devozione, e per vedere cose belle. «Santa Maria di Campagna sembra una chiesa umile perché non ha decorazioni – ha spiegato Mimma Berzolla – ed è invece uno straordinario insieme di elementi geometrici: lo spazio creato dalla pianta centrale simboleggia il ventre di Maria, quindi il concepimento». La professoressa Berzolla ha poi citato il progettista della Basilica, Alessio Tramello, sicuramente influenzato da Bramante. «Pochi ricordano che il Bramante fu prima di tutto pittore e si formò con Piero della Francesca, un maestro della regolarità geometrica».

Padre Secondo Ballati ha evidenziato come Papa Wojtyla sia stato l’unico santo a visitare Santa Maria di Campagna. «La sua visita nella nostra Basilica – ha osservato – fu un atto d’amore verso la Madonna, a cui era molto devoto».

Il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani ha sottolineato «l’umanità» di Wojtyla, che fu un grande Papa anche per l’importanza che diede ai principi economici. «La Centesimus Annus sulla dottrina sociale della Chiesa – ha affermato l’avvocato Sforza – è un monumento morale ma anche economico, scritta da un uomo che aveva vissuto, da semplice operaio, in un sistema economico che confliggeva con la libertà».

«Wojtyla e Casaroli – ha concluso il presidente Sforza Fogliani – ebbero grandi scontri in tema di politica estera: il segretario di stato piacentino era convinto che la strada migliore, con i Paesi dell’Est, fosse quella diplomatica, perché era convinto che il comunismo non potesse essere abbattuto. Giovanni Paolo II il comunismo l’aveva vissuto, maturando in se stesso la certezza che fosse un colosso d’argilla destinato a crollare sopra i propri piedi, come è poi avvenuto».